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ARTICOLI PROCESSO 1986
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Bruxelles, un anno dopo

di Licia Granello

Otello Lorentini è il padre di una delle vittime di Bruxelles. Il figlio, Roberto, medico trentenne, morì travolto mentre tentava di rianimare Andrea Casula, il bimbo di 11 anni perito insieme al padre. A Lorentini si deve la creazione dell'associazione "Familiari delle vittime di Bruxelles", che da un anno si batte perché vengano perseguiti e puniti i responsabili del massacro. "Abbiamo lavorato duramente per poter attivare il procedimento penale, contattando tutti per corrispondenza. All'associazione hanno aderito 21 famiglie. Quattro hanno dato la loro adesione morale: è gente anziana, non ha più voglia di lottare. Gli altri hanno detto, no grazie. Andare avanti non è facile: ci sono notai che hanno chiesto 200.000 lire per autenticare la firma del mandato. E ci sono sindaci che a distanza di otto mesi hanno chiesto i soldi del funerale... Abbiamo trovato degli avvocati comprensivi, il loro patrocinio non ci costerà tantissimo. E abbiamo trovato un referente belga, fondamentale per il proseguimento del lavoro a Bruxelles. Il 12 giugno faremo un convegno a Roma sulla violenza. Il ministero degli Interni ci ha messo a disposizione Palazzo Barberini, i soldati ci hanno assicurato la messa a punto della sala e la stampa dei manifesti". Quante adesioni avete ricevuto finora ? "Nessuna. Ci ha contattato solo la polizia, credo per motivi legati all'ordine pubblico. Mi ha telefonato Lattarugo, capo gabinetto del ministro degli Interni. Ah, si è fatto vivo anche Sordillo, dicendo che non può venire perché sarà in Messico, sa, i mondiali... Ha detto di non preoccuparci perché i soldi stanziati dalla Federcalcio arriveranno. Certo, adesso, con i mondiali... Abbiamo chiesto il patrocinio al Presidente della Repubblica, non ha risposto. Abbiamo chiesto l'intervento di Biagi, ci ha fatto scrivere dalla redazione di "Spot" che era impegnato altrove. Della Juventus non ci sono tracce, dopo il telegramma e la Corona inviataci per i funerali di Roberto. Aldo Ratti, direttore della "Fondazione Edoardo Agnelli" ha declinato cortesemente, forse si vergognava. O forse qualcuno gli ha suggerito di lasciar perdere". Avete avuto altre notizie dal Belgio ? "L'unica notizia è l'editto-farsa di Baldovino. I famosi sei miliardi sventolati a suo tempo non sono mai arrivati. Siamo venuti a sapere che per vittime si intendono coloro che stavano allo stadio dalle 19.15 in poi. E noi che stavamo dentro dalle tre, in che categoria stiamo ? Dicono che ci rimborseranno le spese sostenute negli ospedali belgi, e il trasporto delle salme fino alla partenza dal suolo belga. Il tutto con le fatture originali allegate alla richiesta... Hanno dimesso feriti che in Italia sono stati poi ingessati per mesi, hanno stilato certificati di "morte accidentale" per non dover rendere conto al mondo della loro inettitudine. E così, malgrado l'indagine della magistratura italiana sia già chiusa, non si sa quando il processo potrà essere celebrato. So che per l'anniversario sono in programma manifestazioni solo da parte italiana, a Bruxelles. Del resto tutte le autorità sono rimaste al loro posto, perché stupirsi ? La nostra è un'associazione fondata sul dolore: vogliamo andare avanti. Ci hanno detto che la causa costerà 100 milioni, non importa. Dalle mie parti si dice aver le spalle tonde, per far scivolare via le responsabilità. Con noi non attacca. Boniperti era tanto preoccupato per il suo stadio chiuso. A me m'han chiuso l'unico figlio in un loculo. Non s' illudano che ceda". Fonte: La Repubblica © 29 maggio 1986

Tragedia Heysel, solo Boniek rinunciò al premio

ROMA - S’è tenuto in questi giorni a Roma un convegno sulla violenza negli stadi organizzato dall’ "Associazione vittime dello stadio di Bruxelles". Un dato inquietante è emerso dal convegno. Vale a dire che nessun giocatore della Juve, tranne Boniek, rinunciò al premio partita in favore delle vittime di Bruxelles. Fonte: L’Unità © 14 giugno 1986

    
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