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Conte ricorda
Lorentini: campetto nel suo nome
di Marco Corsi
Ad Acerra l’allenatore del Napoli inaugura la
struttura per i giovani dell’oratorio. Il tributo al
medico morto nella strage dell’Heysel: "No alla
violenza, sempre".
Emozioni forti e parole
semplici, ma cariche di significato: martedì, Antonio
Conte, allenatore del Napoli, ha partecipato
all’intitolazione degli spogliatoi del centro sportivo
diocesano di Acerra al medico aretino Roberto Lorentini,
morto nella tragedia dell’Heysel. Erano presenti decine
di bambini e ragazzi che hanno accolto l’allenatore tra
applausi e sorrisi, trasformando il pomeriggio in un
momento di memoria, sport e valori civici. Lorentini
perse la vita a Bruxelles nel 1985 mentre prestava
soccorso ai feriti prima della finale di Coppa dei
Campioni tra Juventus e Liverpool. La sua medaglia
d’argento al valor civile testimonia il coraggio e
l’altruismo che oggi diventano esempio per le nuove
generazioni. "Anch’io ho cominciato in un oratorio come
questo - ha raccontato Conte ai ragazzi. Facevo il
chierichetto, i miei genitori mi hanno insegnato fede e
rispetto, valori che valgono più di qualsiasi vittoria.
Diciamo no alla violenza, sempre: nello sport, per
strada, a casa. Non c’è competizione che valga più della
vita". Il legame tra Conte e Lorentini passa anche per
Arezzo: il tecnico salentino ha allenato la squadra
amaranto nella stagione 2006-2007, prima di approdare a
club come Bari, Siena, Juventus e alla Nazionale. Oltre
all’allenatore del Napoli, erano presenti figure di
rilievo del calcio come Sergio Brio, in rappresentanza
della Juventus. L’evento è stato parte integrante del
progetto "Io ti rispetto" e ha coinvolto i bambini del
centro diurno nel ricordo di valori come il rispetto, il
coraggio e la solidarietà. Erano presenti alla cerimonia
anche i familiari di Roberto Lorentini, tra cui il
figlio Andrea. "Per me e per la mia famiglia, si tratta
di un motivo di grande gioia. Voglio ringraziare
innanzitutto il vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di
Donna e Vincenzo Castaldo, direttore della Caritas della
stessa diocesi che sono stati promotori di questa
bellissima iniziativa". Il progetto ha coinvolto anche
l’associazione familiari vittime dell’Heysel e prende il
nome di "Io ti rispetto". Protagonisti sono stati i
bambini del centro diurno della diocesi, che frequentano
proprio il centro sportivo diocesano. "Mio padre
rappresenta senza dubbio un simbolo importante, non solo
per la vicenda che lo ha riguardato, ma anche per la sua
storia personale - ha aggiunto Andrea - La sua figura
diventa così un esempio positivo per i ragazzi, un
modello di coraggio e altruismo da cui trarre
insegnamento. Il fatto che questi locali, frequentati
quotidianamente da centinaia di giovani, portino il suo
nome è quindi motivo di grande emozione per noi. Ma
oltre all’aspetto affettivo, ha anche un significato
educativo: è parte di quel processo di educazione civica
e sportiva che stiamo portando avanti, fatto di memoria
e di contenuti concreti".
Fonte:
Lanazione.it © 16 ottobre 2025
© 16 ottobre 2025
Video:
Calcionapoli24 ©
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