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ARTICOLI STAMPA
e WEB
ASSOCIAZIONE
2022 |
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Una strada di Nicosia sarà
intitolata a Luigi Pidone,
vittima allo stadio Heysel
di Bruxelles nel 1985
di Sergio Leonardi
Con una delibera di giunta
del 7 marzo 2022, l’amministrazione comunale di
Nicosia ha deciso di intitolare un’area di via
Pozzi Fiera al nicosiano Luigi Pidone, morto nel
1985, vittima della strage dello stadio Heysel
di Bruxelles.
Il 4 febbraio 2020 Michele
Leonardi chiese l’intitolazione di uno spazio
pubblico al concittadino Luigi Pidone deceduto
durante gli *scontri conseguenti alla finale di
Coppa dei Campioni disputatasi fra le squadre
del Liverpool e della Juventus allo stadio
Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985,
proponendo un’area in via Pozzi Fiera. Il 2
marzo 2022 la Commissione comunale per la
Toponomastica ha espresso il proprio parere
favorevole alla proposta. La delibera verrà
inviata alla Prefettura di Enna per
l’autorizzazione finale. L’area individuata è uno
slargo lungo la via Pozzi Fiera che prenderà il
nome di "Slargo Luigi Pidone (1954-1985)". Luigi Pidone fu la
trentanovesima vittima degli *scontri
avvenuti allo stadio Heysel il 29 maggio 1985
(NdR:
Falso Storico, vedi
Nota Scontri Heysel), restò in
coma irreversibile per 77 giorni e morì
all’ospedale Erasme di Bruxelles all’età di 31
anni. Luigi Pidone, come tutti gli altri tifosi
rimasti uccisi quella terribile notte, si
trovava il 29 maggio nel settore Z dello stadio
Heysel. Poco dopo le 19 gli incidenti e la fuga
della gente impaurita. Gli infermieri lo
raccolsero che era già privo di conoscenza: fu
portato in ambulanza all’ospedale dove fu
ricoverato. Nonostante le cure intensive, non si
risvegliò dal suo stato di incoscienza.
Fonte:
Telenicosia.it © 9 Marzo 2022
Fotografia ©
Tweet: Associazione Familiari Vittime Heysel ©
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Youth League,
il gesto in memoria delle vittime dell'Heysel
Un bel gesto, di
memoria e amicizia. Prima del calcio d'inizio
della sfida tra Juventus U19 e Liverpool U19,
valida per la Youth League, le due società hanno
voluto mandare un messaggio. Eccolo: "Prima di #JuveLiverpool,
corona di fiori e scambio di gagliardetti fra
Gianluca Pessotto, Football Teams Staff
Coordination Manager bianconero e Alex
Inglethorpe, Academy Director del Liverpool. In
memoria e amicizia".
Fonte:
Ilbianconero.com © 15 marzo 2022
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Quando
l’Heysel ci tira la Manica
di Domenico
Laudadio
Il monologo "39
Stories: lost lives at Heysel ("39 storie: vite
perse all'Heysel") scritto e interpretato
dall’attore bergamasco Omar Rottoli in scena al
"THE PLAYGROUND THEATRE" di Londra il 14 maggio
2022, 37 anni dopo l’assurda strage di 39
innocenti a Bruxelles, causata dalla viltà e
dalla ferocia di una parte della tifoseria
britannica nel settore Z dello Stadio "Heysel"
il 29 maggio 1985 durante la finale di Coppa dei
Campioni fra Juventus e Liverpool.
 "If Muhammed can't
go to the mountain, it shall come to him (Se
Maometto non va dalla montagna, la montagna va
da Maometto)" è il rovescio consolidato nel
modo di esprimersi popolare di un noto proverbio
antico. E la vicenda dell’Heysel è proprio come
quella montagna che in Inghilterra (decisamente
più sponda Liverpool) rappresenta da sempre una
vetta maledetta da non scalare mai a piedi,
rischiando le vertigini del rimorso e del
pentimento, ma aggrappandosi al soccorso di quei
pochi mezzi di fortuna, quali giustificazioni,
leggende metropolitane e false verità, fra goffe
richieste di "amicizia" e postume offerte
floreali e bandiere a mezz’asta in memoria delle
vittime, benché lodevolmente puntuali in ogni
anniversario. "A ridosso del
trentasettesimo anniversario della tragedia
dell’Heysel, riteniamo doveroso raccontare,
ancora una volta, la vita stroncata di 39
vittime innocenti. Lo faremo portando il
Monologo di Omar Rottoli a Londra. Verrà
rappresentato nella sua versione originale in
italiano e tradotto simultaneamente in inglese.
Un doveroso tributo alla veridicità storica che
superi per sempre l’ipocrisia dell’opinione
pubblica britannica, incline a considerare gli
allora Hooligans inglesi "responsabili" ma non
"colpevoli". Un Grazie ai ragazzi bianconeri di
Londra che si sono prodigati, insieme alla
nostra Associazione, perché tutto questo potesse
realizzarsi. + 39 RISPETTO. QUELLI DI … VIA
FILADELFIA". Questo è il messaggio
inviatomi da Beppe Franzo, il Presidente
dell’Associazione Culturale "Quelli di … Via
Filadelfia", la quale con tanti sforzi e
sacrifici economici ha organizzato questa
autentica "mission" teatrale nella capitale
inglese.
Non è la prima volta
(né certamente sarà l’ultima) che il teatro
allatti la Memoria della Tragedia di Bruxelles
al suo seno prosperoso. In
questa pagina
del museo virtuale da me curato da più di un
decennio ne trovate ogni sospiro. E non sarà
nemmeno la prima volta che Omar Rottoli si
cimenta nell’affabulazione scenica, brillante e
credibile narratore del Teatro Civile di Marco
Paolini ("Il racconto del Vajont", "I-TIGI Canto
per Ustica") o interprete arruolato alla guerra
("Il battaglione bosniaco") o prestato al
musical e al teatro religioso ed a tanti altri
spettacoli. Sono certo che il sentimento che lo
avvince da tanto tempo al delicato argomento
(materia di studio e confronto a lui tanto cara)
renderà molto più che dignitoso il risultato di
scena non soltanto artisticamente, ma
soprattutto dal lato umano. Scottati da altre
esperienze negative, anche comuni e non
troppo lontane, i membri dell’Associazione
fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel
potrebbero legittimamente domandarsi: "Ma
siamo in mani proprie sicure ?". Non
nascondo di aver loro manifestato in altri
casi e altre proposte di messinscena più che
motivate perplessità sul rischio di
spettacolarizzare un dolore in fondo ormai
lontano, ma ancora così riacutizzabile in
questo nostro tempo avvezzo alla guerra e
all’odio fra i popoli. L’esecrabile scippo
di chi attenta predone il silenzio,
violandone il pudore e quel diritto
sacrosanto alla riservatezza dei familiari
dei caduti, si è affacciato sempre da dietro
l’angolo di quel pezzo di curva di tufo
sbriciolato franata per colpa degli Inglesi
e della Uefa. E fatalmente la lettera "Z"
che ne denominava il settore è ritornata
diabolicamente a rappresentare aggressione e
morti dopo 37 anni, dipinta di bianco sui
carri armati russi che calpestano i civili
in Ucraina e benedetta dal Patriarca in
vesti barocche che reclama finanche Dio
dalla loro parte.
Allora come oggi è
sempre più difficile accettare la nuda verità. È
amara da masticare e digerirla. Si ruotano in
tanti giri certe parole per non pronunciare le
uniche giuste. Si narrano spesso facezie,
argomentandole per fonti autorevoli. Lo diceva
proprio bene Oscar Wilde, a proposito del
teatro: "Un uomo non è del tutto sé stesso
quando parla in prima persona. Dategli una
maschera, e vi dirà la verità"... L’occasione
propizia che certamente Omar non fallirà così
che un’eco struggente risuoni fino a Liverpool
affinché riesca finalmente a decifrare la prima
delle parole corrette e appropriate da scrivere
a caratteri cubitali in Kop ad Anfield Road
riferite all’Heysel: "Per-do-no !". Magari anche
la prossima volta. Lo sappiamo troppo bene in
ogni latitudine del mondo che la violenza sugli
innocenti è il crimine più infame fra tutti e
non si estingueranno mai le colpe dei suoi
responsabili. Si cristallizzano fendenti nel
cuore della Storia dell’Umanità che è la
Memoria, sconvenevole eredità di quanti siano
apparentati sia ai carnefici che alle loro
vittime. Poi, se l’Amore fra gli esseri umani
prevale, nonostante tutto, si trasfigurano,
polverizzandosi in sementi della speranza per il
raccolto delle generazioni future.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it © 14 aprile 2022
Fotografia: Omar Rottoli ©
Video:
Associazione Quelli di... Via Filadelfia ©
Icone: Pngegg.com
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Heysel,
serie tv in sei puntate sulla strage allo
stadio
Troupe ad
Arezzo per due delle 39 vittime
di Luca
Serafini
Una serie tv in sei
puntate sulla strage dell’Heysel. Sì, il
massacro di Bruxelles costato la vita a 39
persone, tra cui Roberto Lorentini e Giuseppina
Conti, il 29 maggio 1985, è al centro di un
progetto televisivo già in fase di
realizzazione. Una produzione franco belga con
sbocco successivo sulle piattaforme tv a
pagamento (si parla di Amazon Prime e Sky) che
dovrebbe essere ultimata tra 2022 e 2023. Nei
giorni scorsi la troupe è stata ad Arezzo per
raccogliere informazioni, documenti e
testimonianze sulle due vittime aretine, il
dottor Lorentini e la giovanissima Giusy che
morirono nello stadio Heysel prima della finale
di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
Furono schiacciati dalla calca provocata dagli
attacchi degli hooligans, i facinorosi tifosi
inglesi, in un contesto di violenza e di totale
mancanza di sicurezza. Il progetto è al momento
circondato da riserbo ma da quello che trapela
la linea guida della serie tv sarebbe il libro
scritto dal vice direttore de l’Equipe, Jean
Philippe Leclaire: "Heysel. La tragedia che la
Juventus ha cercato di dimenticare". La partita
tra Juventus e Liverpool si concluse con il giro
di campo trionfale dei bianconeri con la coppa
ma quella sera c’erano stati 39 morti:
aggrediti, calpestati, soffocati nel blocco Z.
Una tragedia enorme scandagliata accuratamente
anche nel libro dell’aretino Francesco Caremani
"La Verità di una strage annunciata".
L’Associazione fra i familiari delle Vittime
dell’Heysel che tiene viva la memoria e afferma
il tema del rispetto nello sport, contro la
violenza fisica e verbale, ha come presidente il
giornalista aretino Andrea Lorentini, figlio di
Roberto, il medico di 31 anni che prima di
morire fu visto tornare indietro per soccorrere
un bambino. Un gesto eroico riconosciuto con la
medaglia d’argento alla memoria. Rilanciata nel
2015, l’associazione fu fondata dal nonno di
Andrea, Otello, per seguire la fase giudiziaria
successiva alla strage. Il processo si concluse
con una sentenza che ha fatto giurisprudenza. La
condanna della Uefa, che prima non era
responsabile, ha segnato un cambio di passo
nell’applicazione e nel rispetto degli standard
di sicurezza negli eventi sportivi. Erano
numerosi gli aretini a Bruxelles per seguire la
squadra di Platini e compagni. C’era anche la
giovanissima Giusy Conti, di Rigutino. Era con
il babbo Antonio che venne travolto dalla folla
impazzita e perse la figlia, ritrovata poi tra i
morti. Nella sua macchinetta fotografica c’era
l’ultima foto, con la bandiera bianconera a mo’
di mantello fa il segno della vittoria.
Innamorata del calcio e della Juventus, 17 anni,
prima di partire disse alla mamma,
l’indimenticata signora Marisa: "Torno con la
Coppa". Nonostante lo strazio infinito, a casa
Conti si continua a tifare Juve perché Giusy la
amava. Ora storia e storie dell’Heysel, le
vergogne, i silenzi, le colpe e gli insegnamenti
della strage, diventano serie tv.
Fonte: Corrierediarezzo.corr.it © 26 aprile 2022
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La tragedia di
Heysel diventa un docu-film su
Netflix: le
famiglie venete raccontano le vittime
di Raffaella
Forin
La troupe è
stata a Bassano fino a qualche giorno fa: "Non
si può dimenticare".
C’è anche Bassano del
Grappa (Vicenza) tra i protagonisti del nuovo docu-film "The Heysel drama" che sarà trasmesso
su Netflix a ridosso delle partire del prossimo
mondiale di calcio in Qatar. Una delle sette
puntate è infatti dedicata interamente alla
città e ai due bassanesi che con altre 37
persone morirono nella tragedia avvenuta nello
stadio belga Heysel il 29 maggio 1985, poco
prima del fischio d’inizio della finale di Coppa
Campioni tra Juventus e Liverpool. Una serie
televisiva (Produzione Scope Pictures;
Co-produzione italiana Palomar) con la quale il
regista Jan Verheyen vuole lanciare un messaggio
contro la violenza negli stadi.
Le interviste
- Le riprese bassanesi si
sono concluse nei giorni scorsi. Le telecamere
della troupe franco-belga si sono accese a
palazzo Sturm, nel chiostro del museo civico,
nella libreria Palazzo Roberti, con interviste
all’ex calciatore Massimo Briaschi - il
vicentino era in campo quella sera militando
nella squadra della Juventus - ad Alberta
Bizzotto, moglie di Amedeo Spolaore deceduto
nello stadio con Mario Ronchi, e mamma
dell’allora giovanissimo Giuseppe, che rimase
ferito, all’ortopedico Giovanni Costacurta e al
giornalista Domenico Lazzarotto che si trovava
sugli spalti ed è anche uno degli autori del
libro "1985 Heysel - 2015 Per non dimenticare"
scritto, nel trentennale del triste
anniversario, a sei mani con l’arbitro bassanese
Luigi Agnolin, mancato nel 2018, e il
giornalista Luca Pozza. Proprio il volume ha
ispirato la realizzazione del filmato.
Immagini
surreali - È una storia che parla
molto bassanese quella avvenuta 37 anni fa.
"Quelle immagini quasi surreali rimarranno
indelebili nella nostra mente - ricorda
Lazzarotto, che ha seguito le riprese in città -
È ancora vivo il ricordo delle 39 persone morte
in quella mattanza, 32 delle quali italiane, e
delle oltre 600 rimaste ferite. Nei tumulti
provocati dagli hooligans inglesi in quella
maledetta curva "Z" morirono anche
l’imprenditore Ronchi e il dentista Spolaore,
che facevano parte di una comitiva di
appassionati partita dalla città del Grappa e
dal Bassanese. Entrambi erano volati a Bruxelles
con amici e conoscenti. Con Spolaore c’era anche
il giovane figlio Giuseppe che, sebbene ferito,
riuscì a salvarsi". Immagini e sensazioni che
ancora oggi fanno rabbrividire i presenti e che
Bassano non ha mai dimenticato. "Dopo 30 anni,
decidemmo di scrivere un libro per raccontare
quella mattanza, ma soprattutto per ribadire un
concetto ai giovani che frequentano gli stadi:
il calcio è sport e vita, non violenza e morte -
sottolinea Lazzarotto - che ora viene ripreso in
questo docu-film. Certo, non cancellerà altre
immagini, quelle impietose di chi ha vissuto
quel dramma che avrebbe dovuto essere una festa
sportiva ed invece, in una manciata di minuti,
si è trasformato in una delle più gravi tragedie
del mondo sportivo. È bene che a raccontarla,
anche dopo tanti anni, siano le voci delle
famiglie degli stessi sfortunati protagonisti o
chi c’era quella sera, nella speranza che il
messaggio contro la violenza sia ancora più
forte".
Fonte:
Corrieredelveneto.corriere.it ©
26 aprile 2022
Fotografia:
Toscanafilmcommission.it
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L'EROE
LORENTINI TRA IL CORAGGIO E LA DEDIZIONE
di Matteo
Marani
Bruno Pizzul,
campione di giornalismo pure nell'ora della
tragedia, lo chiarì subito: "Commenterò
l'incontro con il tono più asettico possibile".
Nell'appartamento di Arezzo della famiglia Lorentini, ansia, angoscia e terrore assalirono,
davanti al televisore, una giovane mamma,
prossima alla laurea in Medicina, e con
due figli piccoli: Stefano di un anno e
mezzo e Andrea di 3 anni. Al telefono, è
proprio Andrea a raccontare quella sera
di sua madre, allora ventottenne, oggi medico
in pensione, e dei nonni patemi Liliana
e Otello, figure straordinarie. È toccato
a loro far crescere chi è rimasto orfano
per l'Heysel. Andrebbe ricordato a quanti
oscenamente hanno intonato cori contro le
vittime. Nello sguardo pulito di Andrea
è scritta la parte più intima di una tragedia
che per il resto degli italiani resterà
la maggiore vissuta dal nostro sport, ma
per lui è un lutto personale. A Bruxelles
mori Roberto Lorentini, capofamiglia e medico.
Fu la sua professione, ma soprattutto il
coraggio, a costargli la vita. Era scampato
alla prima carica degli hooligans inglesi,
eppure decise di tornare indietro per soccorrere
Andrea Casula, anni 10, più giovane vittima
dell’eccidio. Vedendolo agonizzante, gli
praticò un massaggio cardiaco, mentre la
seconda ondata si abbatteva sul settore
Z, spicchio di curva riservato ai tifosi
del Liverpool.
Nell'86, l'allora ministro
Oscar Luigi Scalfaro ha conferito a questo
eroe una medaglia d'argento al valore civile.
"É qui con me spiega Andrea e spesso la
guardo per capire l'esempio di mio padre".
Fa bene. Roberto Lorentini e Andrea Casula
furono travolti, schiacciati e uccisi dalla
barbarie dei supporter inglesi assieme ad
altri 37 morti di quel 29 maggio 1985. Sono
passati 37 anni esatti da allora, ed è giusto
ricordarlo nel giorno successivo a una finale
Champions. Non c'erano solo tifosi della
Juve, ma anche interisti come Nino Cerullo
e Mario Ronchi, e non c'erano unicamente
italiani, ma pure belgi, francesi e un nordirlandese.
L'Italia era rappresentata per intero: Chieti
e Varese, Udine e Catania, Bergamo e Brindisi,
Perugia e Torino, Cagliari e Genova. Da
quest'ultima veniva Barbara Lusci, la più
anziana, se si può usare questo termine
per una donna di 57 anni. Era la sua prima
volta fuori dall'Italia, non l'ha più rivista.
Dietro al numero, e appunto al ricordo generale
che vede un memoriale alla Continassa, una
piccola targa ad Anfield e la maglia numero
39 della Nazionale ritirata per sempre,
c'è la vicenda personale di chi la strage
l'ha vissuta in casa.
Emanuela, sorella
del piccolo Andrea Casula, è vicepresidente
dell’Associazione vittime dell'Heysel, ricostituita
proprio da Andrea Lorentini nel 2015. Entrambi
hanno perso i familiari in Belgio, oggi
sono uno accanto all'altra per non smarrire
la memoria. Con loro ci sono Riccardo Balli
di Prato e Fabrizio Landini di Torino. Il
nonno Bruno aveva una trattoria e la Juve
nel cuore la notte in cui la Uefa si dimenticò
di proteggere gli spettatori di una partita. (NdR: Bruno,
una delle vittime, era invece il fratello
di Riccardo mentre era Giovacchino il ristoratore
a cui si fa riferimento, nonché zio di Fabrizio)
Tra padri, mogli e figli si sentono continuamente,
ogni anno organizzano un'assemblea. Se qualcuno
è venuto a mancare visto lo scorrere degli
anni, si sono aggiunti nipoti. Lottano perché
nessuno possa rimuovere il peso di 39 vittime.
La prima associazione la mise su Otello Lorentini per seguire il processo che portò
alla ridicola pena di 4 anni per 9 hooligans,
solo un terzo degli iniziali imputati. È
stata una farsa, come la polizia belga,
il governo locale e l'Uefa quella notte.
Per fortuna, in mezzo al dramma di una vita,
ci sono famiglie che non hanno mai mollato
e che continuano a lottare per il ricordo.
Un giorno che non smetterà mai di urlare
giustizia.
Fonte: Tuttosport © 29 maggio
2022
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ARRETIUM CUP
2022
Premio Fair
Play "Otello Lorentini" al Cesena
di Domenico
Laudadio
La
nostra Associazione è stata invitata a premiare
la squadra di calcio più disciplinata al Torneo
Giovanile Esordienti "Arretium Cup" organizzato
dal G.S. OlmoPonte e al quale hanno partecipato
questo fine settimana (11-12 giugno 2022) con un
enorme successo di pubblico 16 società, 10 delle
quali professionistiche. Un premio "alla squadra
più corretta e disciplinata" è stato riservato
dagli organizzatori del G.S. OLMOPONTE AREZZO
A.S.D. che, non a caso, l’hanno voluto
intitolare alla memoria di Otello Lorentini. Nel
1985 fondò l’Associazione fra i Familiari delle
Vittime dell’Heysel che si sciolse nel 1992 al
termine del processo di cassazione di Bruxelles
e poi venne rifondata nel 2015 da suo nipote,
Andrea. E proprio lui, ad Arezzo, in
rappresentanza della famiglia Lorentini e in
qualità di Presidente della nuova Associazione
ha consegnato il "Premio Fair Play" intitolato
in memoria di suo nonno ai giovanissimi
esordienti del Cesena. Questo riconoscimento di
lealtà e correttezza sul campo, non è soltanto
importante dal punto di vista affettivo, ma in
perfetta simbiosi con i fini statutari medesimi
dell’Associazione protesa con ogni sforzo nella
missione educativa rivolta alle nuove
generazioni ai valori di civiltà nello sport.
Questo torneo (il più importante a livello
giovanile della provincia) è riservato alla
categoria Esordienti (2° Anno) e vi partecipano
molti dei migliori settori giovanili delle
società professionistiche italiane di calcio.
Dopo due anni di blocco forzato, causati dalla
pandemia del Covid 19, finalmente l’attività
agonistica è stata riavviata. Richieste di
partecipazione numerose non soltanto da svariate
società dilettantistiche di tutta Italia, ma
anche dall'estero, persino dal Giappone.
Fonte:
Associazionefamiliarivittimeheysel.it © 14 giugno 2022
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Arezzo,
Andrea Lorentini su Pescaiola: "Trovate una
soluzione
dignitosa per lo stadio intitolato a mio padre"
di Francesca
Muzzi
"Trovate una soluzione
dignitosa per il campo intitolato a mio padre.
Per i ragazzi, per il luogo e per chi è
dedicato". Andrea Lorentini, figlio di Roberto
l’eroe morto all’Heysel per tentare di salvare
un bambino, entra in punta di piedi nella
vicenda di totale abbandono dello stadio a
Pescaiola che venne dedicato a suo padre. "Non
mi interessano i giochi politici - dice - io
parlo anche a nome della mia famiglia. Vedere lo
stadio in quelle condizioni fa male. Per questo
auspico che venga trovata una soluzione
dignitosa e che presto torni a disposizione
della comunità. Anche per il significato che ha
quella struttura intitolata ad una persona che
non c’è più, ma che un’intera città ricorda
sempre". La vicenda
dell’abbandono di Pescaiola è uscita fuori
grazie ad un viaggio che il Corriere di Arezzo
ha fatto venerdì mattina. Siamo entrati dentro
quello stadio, una volta gestito e tenuto come
un fiore all’occhiello dalla società Orange Don
Bosco e abbiamo visto prima di tutto quanto sia
facile entrare dentro quella struttura dove
tutto è aperto e poi abbiamo visto quanto l’erba
sia diventata alta e a momenti arrivi quasi alle
traverse delle porte che non si vedono più. Le
panchine del campo principale, per esempio, sono
quasi sommerse dall’erba e per rimettere a posto
quel terreno di gioco non basterà rasarla. È
così da quando l’Orange Don Bosco, a settembre
2021 ha dovuto riconsegnare le chiavi al Comune,
perché era scaduta la convenzione. Da allora
l’impianto si è addormentato e la natura ha
ripreso il sopravvento.
Emblematiche le foto che
Marta Massai, un tempo a gestire la società
insieme al babbo, Gino, ha pubblicato ieri sul
proprio profilo facebook. Da una parte il campo
curato e dall’altra quello che ne resta oggi. Sulla vicenda erano
intervenuti anche i consiglieri del Pd,
Alessandro Caneschi e Giovanni Donati. Anche
loro avevano fatto un giro allo stadio dove fa
effetto vedere alcune coppe sparse tra la
tribuna e l’interno dello stabile. La struttura
è tornata a bando, ma sono proprio i due
consiglieri del Pd a sostenere in quale modo:
"In pratica le società sportive che
parteciperanno al bando per la gestione
dell’impianto - dicono - dovranno accollarsi le
spese per la sua messa in sicurezza e
sobbarcarsi, in termini economici, un
investimento straordinario di 150 mila euro nei
primi 5 anni. Da precisare che questa cifra
servirà a rendere la struttura a norma per
poterla utilizzare. Dopo di che andranno
aggiunti ulteriori 25 mila euro all’anno per la
gestione ordinaria. L’assessore Scapecchi
probabilmente non ha ben chiaro il panorama
delle società sportive locali, costituito da
realtà che vivono da sempre grazie al
volontariato. Quale soggetto può spendere oggi
una cifra simile", si chiedono i due
consiglieri. Nel frattempo abbiamo cercato anche
l’assessore allo sport del Comune di Arezzo,
Federico Scapecchi, per rispondere sullo stato
del Lorentini, ma lo stesso si è chiuso dietro
il silenzio stampa, sottolineando che
"risponderò a tempo debito". E intanto l’erba
continua a crescere allo stadio di Pescaiola nel
centro del quartiere. Uno scempio di una
struttura sportiva a due passi dalla città.
Fonte:
Corrierediarezzo.corr.it © 16 luglio 2022
Icone: Pngegg.com
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Arezzo, a
Pescaiola lo stadio dedicato
all'eroe
dell'Heysel in completo abbandono
Al campo di Pescaiola,
dedicato alla memoria Roberto Lorentini, morto
da eroe per tentare di salvare un bambino
all’Heysel, c’è una targa che lo ricorda, ma che
sta per essere sommersa dall’erba alta. È posta
in alto in una delle palazzine del campo da
calcio, intorno però c’è solo degrado e
spazzatura. Fa effetto e rabbia. L’impianto è
stato letteralmente abbandonato a sé stesso da
quando l’ultima società, l’Orange Don Bosco, nel
settembre di un anno fa, aveva riconsegnato le
chiavi al Comune, perché scaduta la gestione. Ma
da allora, il Comune, proprietario
dell’impianto, lo ha lasciato completamente nel
degrado. Senza un minimo di manutenzione
ordinaria. Appena si arriva all’impianto di
Pescaiola, in quella che era la biglietteria,
c’è una coppa. Sembra che aspetti qualcuno che
magicamente possa ridare un calcio d’inizio. C’è
un cancello completamente aperto e chiunque può
entrare. Era il cancello d’ingresso alla
tribuna. Saliamo proprio fin sopra la tribuna
dove in cima è stata lasciata un’altra coppa e
lo spettacolo che si apre davanti ai nostri
occhi è davvero desolante. Il campo da calcio è
completamente sommerso dall’erba talmente alta
che tra poco arriva alla traversa della porta.
Ovviamente non si vedono più le linee del campo
e chissà come sarà ridotto anche il terreno da
gioco. Scendendo dalla tribuna si può
passeggiare liberamente dentro gli altri locali.
Non ci sono lucchetti alle porte che invece sono
completamente aperte con il rischio che qualcuno
ci possa andare a dormire o peggio. Dentro tutto
è in stato di abbandono. Dove una volta c’era il
ristorante, adesso è tutto buttato per terra. E
in uno scaffale ci sono altre coppe. Ci
spostiamo facendoci largo tra l’erba alta con il
rischio di incontrare qualche animale o peggio
qualche siringa. Arriviamo dall’altra parte dove
un tempo c’erano gli ingressi per gli altri
campi da calcio e il panorama non cambia:
degrado e abbandono.
Fino a quando non alziamo
gli occhi a quella targa di marmo bianco dove
inciso c’è scritto il nome di Roberto Lorentini,
il medico aretino che trovò la morte nella
strage dell’Heysel. C’è scritto la sua data di
nascita e quella della sua morte. E non è giusto
e rispettoso che intorno ci siano soltanto
macerie di un passato dove c’erano tanti ragazzi
e tanti bambini che ogni giorno animavano quei
posti. Dentro quello stadio proprio alcuni
giorni fa, ci sono stati anche i consiglieri del
Pd Alessandro Caneschi e Giovanni Donati: "Per
rimediare a questo "spettacolo" - dicono -
occorre intervenire pesantemente. L’assessore
allo sport Federico Scapecchi ha annunciato
pubblicamente ed enfaticamente di avere la
soluzione, ha parlato anzi di "rivoluzione
copernicana": in pratica le società sportive che
parteciperanno al bando per la gestione
dell’impianto dovranno accollarsi le spese per
la sua messa in sicurezza e sobbarcarsi, in
termini economici, un investimento straordinario
di 150 mila euro nei primi 5 anni. Da precisare
che questa cifra servirà a rendere la struttura
a norma e poterla utilizzare. Dopo di che
andranno aggiunti ulteriori 25 mila euro
all’anno per la gestione ordinaria. L’assessore
Scapecchi probabilmente non ha ben chiaro il
panorama delle società sportive locali,
costituito da realtà che vivono da sempre grazie
al volontariato. Quale soggetto può spendere
oggi una cifra simile, per riparare peraltro i
danni generati dall’incuria e dal malgoverno
della giunta Ghinelli ? Prima di pensare a un
bando, il Comune deve impegnarsi a provvedere a
tutte le spese necessarie. Illudersi di
cavarsela facendo ricadere sulle realtà
associative e di volontariato questo enorme
impegno è semplicemente paradossale. Ecco dunque
svelato il gran colpo di genio. Più che di
‘rivoluzione copernicana’, qua siamo tornati
indietro a Tolomeo. Solo che la terra non è
piatta ma incolta e indecorosa". Serve dunque
prima di tutto un minimo di manutenzione e
soprattutto mettere in sicurezza l’impianto
chiudendo i cancelli per evitare che qualcuno
possa entrare e magari completare un lavoro di
distruzione e degrado che sono già in atto.
Fonte:
Corrierediarezzo.corr.it © 16 luglio 2022 (Testo
© Fotografia)
Tweet: Associazione Familiari Vittime Heysel ©
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"Quel campo
abbandonato è un pugno allo stomaco"
L’impianto
dedicato a Roberto Lorentini nell’incuria totale
"Fate qualcosa per riaprirlo".
Ospitiamo la
riflessione del nostro giornalista Andrea Lorentini
sullo stato di degrado del campo
da calcio di Pescaiola dedicato
al padre Roberto, morto allo
stadio Heysel: "Un pugno allo stomaco.
È stata questa la sensazione che ho provato
quando ho visto le foto che testimoniavamo lo
stato di degrado e abbandono nelle quali versa,
ormai da un anno, l’impianto sportivo di
Pescaiola intitolato a mio padre Roberto Lorentini. A me e alla mia famiglia non
interessa entrare nella
polemica politica che si
è alimentata in questi giorni, né tanto meno
esprimere giudizi, o accertare responsabilità,
ma certamente non possiamo assistere in maniera
passiva e senza indignarci per quanto accaduto.
Mio padre Roberto è medaglia d’argento al valor
civile, quel campo di calcio gli è stato
intitolato nel ricordo di quel suo gesto di
estremo altruismo quando, lui medico, dopo
essersi messo in salvo dalle prime cariche degli
hooligans inglesi, tornò nella calca e fu
travolto mentre prestava soccorso ai feriti
sugli spalti. Ecco, ogni volta che un bambino,
un ragazzo, un atleta è entrato nell’impianto di
Pescaiola aveva la consapevolezza, ricordata
dalla targa all’ingresso, di chi fosse Roberto Lorentini. Un impianto che è stato negli anni
luogo di attività di tante importanti realtà
sportive del territorio che hanno dato la
possibilità a numerosi ragazzi di fare sport. La
storia di mio padre, come quella dell’altra
vittima aretina dell’Heysel Giuseppina Conti,
sono parte integrante della storia di questa
città e lasciare che quell’impianto muoia è come
far morire il ricordo e l’esempio di Roberto. Mi
auguro vivamente che si possa trovare in tempi
rapidi una soluzione, magari venendo incontro
alle società sportive per favorirne la gestione,
affinché l’impianto sia riqualificato e gli
venga restituita una dignità, ma soprattutto
possa tornare a ospitare partite di pallone e
che le nuove generazioni possano viverlo nel
ricordo di Roberto, un simbolo della lotta
contro la violenza nello sport".
Andrea Lorentini
Fonte:
Lanazione.it © 17 luglio 2022
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VENARIA -
Scelti i luoghi da dedicare
a Gino
Vanzi, al
Grande Torino e alle Vittime dell'Heysel
La Commissione
Comunale per la Toponomastica, nella seduta del
18 luglio 2022, ha dato il via libera
all'intitolazione di luoghi o aree pubbliche a
Gino Vanzi, al Grande Torino e alla tragedia
dell'Heysel.
Nello specifico, al
compianto Gino Vanzi verrà intitolata la sala
espositiva comunale della Pro Loco di via Mensa
34, oltre a ripristinare la targa in sua memoria
precedentemente già installata sotto la Torre
dell’orologio della Reggia, in piazza della
Repubblica. Il piazzale di fronte agli impianti
sportivi "Don Mosso", in via San Marchese ad
Altessano, sarà intitolato al Grande Torino, la
squadra che morì nella tragedia di Superga il 4
maggio 1949, e che assumerà così la dicitura di
"piazzale Grande Torino". Infine, l’area
prospiciente alla stazione Rigola sarà
intitolata alle Vittime dell’Heysel, ovvero ai
tifosi della Juventus morti il 29 maggio 1985
poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei
Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool allo
stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39
persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero
ferite oltre 600. Al momento, la Commissione non
ha potuto decidere se sarà piazzale o piazza
Vittime dell'Heysel: questo avverrà in un
secondo momento, una volta sistemata
effettivamente l’area tra via Amati e viale
delle Industrie.
Fonte:
Quotidianovenaria.it © 24 Agosto 2022
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"LA
TRAGÉDIE DU HEYSEL"
di Francesco
Caremani
"La tragédie du Heysel"
è una produzione franco-belga che andrà in onda
in sei puntate su RTL-TVI, emittente privata in
lingua francese con sede in Belgio e
Lussemburgo, a partire dal 18 ottobre; le prime
due puntate dovrebbero essere presentate in
anteprima al Festival del Cinema Di Roma, 13-23
ottobre. La
serie è tratta dal libro di Jan-Philippe
Leclaire, vice direttore de L'EQUIPE, "Le
Heysel: Une tragédie européenne", probabilmente
il libro più importante sulla strage di
Bruxelles del 29 maggio 1985, nella quale
morirono 39 persone: trentadue italiani, quattro
belgi, due francesi e un nordirlandese;
juventini e no.
Chi mi conosce sa cos’è per me l’Heysel, conosce
il mio libro e la mia ricostruzione della
vicenda tramite gli occhi e la lucidità di
Otello Lorentini, in quanto testimone oculare,
il quale perse l’unico figlio Roberto - medaglia
d’argento al valor civile, per essere morto
tentando di salvare un connazionale - sugli
spalti della curva Z e che costituì
l’Associazione dei familiari, facendo condannare
l’Uefa - con una storica sentenza - oltre che
alcuni hooligan e un poliziotto responsabile
della sicurezza.
Chi ha letto il mio libro sa quello che c’è da
sapere, per chi vuole affrontare la realtà dei
fatti e non raccontarsi frottole.
Cosa ne penso della serie televisiva ? A mio
modo di vedere c’è tutto, dalla strage al
processo - nello specifico una ricostruzione
minuziosa - grazie anche alla presenza
dell’avvocato Daniel Vedovatto.
Sono state fatte 52 interviste e ci sono
immagini, per me, inedite. Ovviamente non si può
impedire agli "altri" di parlare e di dire la
loro, mentre cercano di nascondersi dietro un
dito - in particolare gli hooligan inglesi
(ladri oltreché assassini, fateci pace…) e i
poliziotti che cercano di mondare le proprie
colpe con qualche bugia e alcune inesattezze -
però colpe e responsabilità vengono fuori in
maniera netta e inequivocabile, grazie al lavoro
di Jean-Philippe Leclaire e al montaggio della
produzione.
Io penso che questo lavoro sia molto importante
e per certi aspetti definitivo, una pietra
miliare nella memoria dell’Heysel, una memoria
che in Italia, a parte il mio libro e la rinata
Associazione dei familiari - grazie ad Andrea Lorentini - non c’è stata mai occasione di fare
in maniera così approfondita.
Non sarà facile per alcuno e alcuna guardarla, è
stata oggettivamente dura vederla in anteprima.
Cosa altrettanto importante, l’Associazione dei
familiari ha un ruolo centrale e viene fuori
tutto nella sesta e ultima puntata, grazie al
lavoro, in questi anni, di Andrea Lorentini.
Dobbiamo essere fieri di lui e di coloro che
hanno aderito, perché mai come prima, dai tempi
della sentenza che condannò l’Uefa e di Otello
Lorentini, è stata così forte la presenza dei
familiari nel racconto dell’Heysel; fateci caso,
spesso chi parla di Heysel, a vanvera, non parla
mai dei morti e dei familiari.
Certo, ci sono affermazioni che faranno stare
male e altre che faranno arrabbiare, ma dovete
guardare la serie nel suo complesso: è fatta
giornalisticamente molto bene, davvero molto
bene.
Palomar dovrebbe distribuirla anche in Italia,
ma ancora non ci sono certezze. Credo che
sarebbe clamoroso se alcuna, tra emittenti e
piattaforme, decidesse di non mandarla in onda.
Se ci riusciranno sarà un evento storico,
altrimenti niente di nuovo rispetto a ciò che ho
sperimentato di persona, umanamente e
professionalmente, in vent’anni di memoria.
A me, alla fine, è toccata la parte del cattivo,
mi ci vorrà la scorta dopo che sarà andata in
onda - in Toscana, in Italia e in Inghilterra -
ma va bene così.
Onorato di avere scelto sempre una parte, quella
dei familiari delle vittime dell’Heysel e dei
loro cari.
"La memoria è la custodia del fuoco, non
l’adorazione della cenere", cit.
(NdR:
Gustav Mahler)
Fonte:
Associazionefamiliarivittimeheysel.it © 10 ottobre 2022
Video:
Mariella Dei (Zenith Magazine)
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Teletruria.it
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Al
Festival di Roma la notte dell'Heysel: nasce una serie tv
Le puntate, per
ora destinate a Francia e Belgio e poi sulle
nostre piattaforme, saranno presentate in
chiusura. Tra i protagonisti i familiari delle
vittime aretine. Dal libro di Caremani a quello
del vicedirettore dell’Equipe.
Arezzo, 12 ottobre 2022
- L’incubo dell’Heysel rivivrà sul grande
schermo del Festival di Roma: festival che in
realtà è una festa ma è duro chiamarla con il
suo nome davanti al ricordo di quella notte da
incubo. Una serie: una serie Tv stile
documentario, serrata come solo la vita vera sa
essere. Il racconto a puntate di quelle ore, di
quel 29 maggio del 1985. E Arezzo è una delle
protagoniste, purtroppo, di quelle ore. "Sono
stato intervistato a lungo e con me i parenti di
chi è morto in quello stadio": ce lo racconta
Andrea Lorentini, nostro prezioso collaboratore
e presidente del comitato che da allora
raccoglie le vittime. Lui, il figlio di Roberto,
medico con il foglio di assunzione in tasca da
poche ore: vittima ed eroe di quella notte,
avendo rinunciato al punto sicuro nel quale si
era rifugiato, ai bordi di quella curva Z che
affolla da allora gli incubi dei tifosi
juventini, per salvare un bambino. È il
protagonista quasi assoluto di una delle puntate
di quella serie: si intitolerà "La tragedie du
Heysel" ed è tratta in gran parte dal libro di
Jean Philippe Leclaire, uomo di sport, essendo
il vicedirettore dell’Equipe, la Bibbia degli
appassionati. Ne firma anche la regia insieme a Jan Verheyen e ad Eddy Pizzardini. Ed è proprio
lui a risponderci da Parigi per confermare la
notizia.
"Sì, le prime due puntate della serie
saranno proiettate a Roma". C’è anche la data:
sabato 22 ottobre alle 11.30. Nel gran finale di
un Festival che proprio quel giorno, recuperando
finalmente i premi, designerà i vincitori. È una
serie e quindi fatalmente fuori concorso. Ma di
enorme impatto. Amplificato dalla sala della
proiezione, l’auditorium del Teatro Studio Borgna, l’angolo più intimo tra le grandi sale
dell’evento romano. Su quella parete non sfilerà
solo il volto di Andrea: ci saranno anche due
suoi cugini, Andrea e Gianni Stazio, presenti in
quella notte. Lorentini no, aveva appena tre
anni e avrebbe scoperto con il tempo cos’era
successo. E ci sarà Giovanni, il fratello di
Giusy Conti, l’altra vittima aretina:
frequentava il Liceo Classico, era partita con
l’entusiasmo dei 17 anni, senza immaginare che
non sarebbe tornata. E c’è la testimonianza di
Francesco Caremani, autore di "Heysel, le verità
di una strage annunciata", lo straordinario
libro scritto su quella storia, denunciandone
anche le infinite contraddizioni. E tra i volti
aretini c’è quello di Paolo Ammirati, uno degli
avvocati del collegio di parte civile che
rappresentava le vittime di quello stadio. In
tutto 52 interviste, compresa la testimonianza
di chi non c’è più, Otello Lorentini, il padre
di Roberto, con lui all’Heysel anche se non
tifava Juve. Quella sera costò la vita a 39
persone. Il film prova a rendere loro l’ultimo
omaggio: l’omaggio della verità.
Fonte:
Lanazione.it ©
12 ottobre 2022
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MEMORIA
STORICA - Il sito che ricorda il dramma dell'85
allo stadio Heysel
"L’etica è la cura"
di Marco Ortelli
Un
sito per non dimenticare. Si chiama Sala della
Memoria Heysel www.saladellamemoriaheysel.it ed
è stato creato nel 2009 da Domenico Laudadio.
Torinese
(NdR: barese) tifoso della
Juventus, 58enne, ha ancora stampate nella mente
le immagini TV della finale di Coppa dei
Campioni tra Juventus e Liverpool del 29 maggio
1985: tifosi disposti dagli organizzatori
"sciaguratamente" nella stessa curva, una carica
degli hooligans inglesi, vie di fuga
inaccessibili: 39 morti e oltre 600 feriti.
"Quella sera ero davanti alla televisione, a
casa di amici. Un evento drammatico di
proporzioni così gigantesche da non poter essere
comprensibile nella sua profondità. Io stesso
rimasi come ipnotizzato da qualcosa che ho
rimosso subito d'istinto". Dopo 24 anni da
quella tragedia, perché una Sala Virtuale
Multimediale ? "Per due ragioni. Il pentimento
di aver esultato anche solo un istante levando
un pugno al cielo, incrociando una macchina
strombazzante con la bandiera bianconera (non me
lo sono mai perdonato). In secondo luogo,
davanti al fallimento di una petizione popolare
nel 2008 che proponeva alla Juventus Football
Club (presidenze Cobolli Gigli-Blanc) una sala
museo della Memoria nel nuovo stadio in
costruzione a Torino". E dopo 37 anni, come vede
la situazione italiana delle "curve" ? "Ci
dovrebbero essere canali aperti di dialogo fra
gruppi delle curve, società sportive e
Federazione. Due vizi capitali lo impediscono:
quello delle istituzioni del calcio che non
hanno mai voluto legittimare istituzionalmente
il riconoscimento di questi gruppi della
tifoseria organizzata e quello degli stessi
ultras che rivendicano una propria ideologia
identitaria dello scontro fisico fra le fazioni
anteponendolo all'amore per la propria squadra".
Quali gli antidoti alla violenza ? Per Domenico
Laudadio occorre partire da lontano. "La
violenza è concepita nel momento in cui i
genitori iscrivono i bambini alle scuole calcio
e li incitano ad un tipo di sport
esasperatamente cinico e competitivo. Non si
picchiano fra loro soltanto gli ultras, ma anche
i genitori nei campetti di periferia. Il "virus"
parte da molto lontano. L'etica dell'educazione
civico-sportiva è la medicina che lo
stroncherà...".
(NdR: Domenico Laudadio è anche l'autore e il curatore
del Sito Ufficiale dell'Associazione)
Fonte:
Corriere del Ticino (La
Domenica) ©
14 Novembre 2022
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Rabbia per
la devastazione nel campo di calcio
Roberto Lorentini
: Il tema oggi
in consiglio
di Enrica
Cherici
Una testimonianza
di un aretino, appassionato fotografo, che trovando
aperto il campo si è affacciato ed è rimasto
molto colpito dalla condizione di degrado, abbandono
e parziale distruzione della struttura.
Campo da calcio in
stato di abbandono. La storia è già tristemente
nota. Una struttura del comune di Arezzo lasciata
senza gestione e senza una minima manutenzione.
Il sito è anche facilmente accessibile visto
che in più punti ci sono aperture. Così, con
l'occhio attento di un fotografo, il campo viene
descritto con foto fatte bene, ma che sbattono
in faccia a tutti le condizioni di questo campo
che si trova in via Dei Pianeti, nel cuore del
popoloso quartiere di Pescaiola ed è intitolato
a Roberto Lorentini, il medico aretino tifoso
della Juventus che morì tragicamente all'Heysel
il 29 maggio del 1985. "Qualche giorno
fa mi sono ritrovato per caso a passare da quelle
parti ed essendo tutto aperto dal lato del piccolo
parco accanto, mi sono affacciato per dare un’occhiata.
L’ultima volta che sono entrato era per una
bella cena tra amici, diversi anni fa, e volevo
vedere da allora come fosse cambiato. Mi sono
ritrovato davanti una scena di totale abbandono
e parziale devastazione delle strutture e non
sapevo decidere se era più la tristezza o la
rabbia che sentivo. Proprio cosi, rabbia, perché
le strutture sembrano ancora in discrete condizioni
(se non ho capito male non è molto che il vecchio
gestore è stato sollevato) e anche se con i
limiti di chi non conosce le vicende pregresse
e le competenze di chi ha lasciato e chi potrebbe/dovrebbe
mantenere certe strutture in vita, a priori
trovo vergognoso lasciar crescere nuovi "ecomostri"
stile Lebole, come non ce ne fossero già abbastanza
in città. Possibile non esista modo di recuperarne
gli ambienti, che sia per quello per cui è nato,
visto che il terreno di gioco ancora è buono,
o per creare nuovi spazi pubblici, quello skate
park promesso da anni, stanze per associazioni
di qualsiasi genere, eventi, circoli o qualunque
cosa di buono e utile possa venire in mente
da poter ospitare, persino allargare il parco
accanto, che sicuramente sarebbe cosa migliore
e più sicura di quello che c’è ora. Più aspettiamo
e più sarà difficile ridare vita, più aspettiamo,
più ci sarà chi distruggerà (rischiando anche
di farsi male) o ne prenderà possesso creando
ulteriori disagi. Dal recupero si dovrebbe ripartire
ridando vita a luoghi come questo, come l’ex
mercato ortofrutticolo, il palazzo ex ENEL e
come tutto gli altri che ci marciscono intorno". Anche in rispetto della
targa che riporta il nome di colui al quale
è dedicato il campo di Pescaiola. Il tema è
entrato oggi nel dibattito del consiglio comunale
con alcune interrogazioni rivolte all'assessore
allo sport.
Fonte: Arezzonotizie.it © 24 novembre
2022
(Testo ©
Fotografia)
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Arezzo, lo
stadio di Rigutino dedicato a Giusy
Conti vittima
dell'Heysel resta senza gestione
di Luca
Serafini
È un bello stadio e il
fatto che sia intitolato a Giusy Conti, giovane
vittima dell’Heysel (1985), rende questo
impianto qualcosa di sacro. Ma la vita sportiva
nel rettangolo verde di Rigutino è agli
sgoccioli. Il gestore Paolo Polvani alza le
braccia dopo che il bando del Comune sembra aver
prodotto solo guai e nessuna prospettiva
concreta. Messa fuori gioco la vecchia gestione
per costi e condizioni improponibili, è stata
stoppata la proposta della Sansovino che pure si
era fatta avanti, infine si è registrata la
retromarcia dell’Arezzo calcio che sembrava
interessata. Il risultato di tanta incertezza è
che oggi il campo di Rigutino è sottoutilizzato,
con la sola squadra del campionato Uisp che qui
si allena una volta alla settimana e ci gioca la
partita interna ogni due settimane. Polvani
tiene aperta la struttura, accesa
l’illuminazione e in funzione le docce
esclusivamente per la compagine amatoriale, ma
la riconsegna delle chiavi è dietro l’angolo. Un
pasticcio che forse si poteva evitare. "Per
prendere in gestione lo stadio dovevamo
ristrutturare le tribune e gli impianti
elettrici, un impegno oneroso, da 35 mila euro,
e questo ci ha tagliati fuori" spiega Polvani
"anche perché ci eravamo dovuti già accollare la
rimozione degli abusi precedenti, smantellati a
nostre spese, per un importo notevole e senza
poter contare più, tra l’altro, su certi spazi
come stand e cucine, che ci consentivano di
organizzare eventi e cene dai quali ricavare
soldi per andare avanti." La società dunque non
ha partecipato al bando del Comune, di cui in
questo periodo tanto si parla con botta e
risposta tra opposizione del Pd in consiglio
comunale e amministrazione comunale che difende
le scelte con l’assessore Scapecchi.
"Lo stadio
di Rigutino rischia l’abbandono come abbiamo
visto per altri impianti come il Roberto Lorentini di Arezzo (NdR: intitolato all’altra
vittima aretina dell’Heysel); quando un
campo non è utilizzato, vissuto, curato, va
tutto in malora e ci entrano dentro
malintenzionati a portare via ogni cosa. È un
peccato perché la struttura è valida, con
impianto di illuminazione, vicino al polo
scolastico, a due passi dalla Strada regionale
71". L’amarezza è accentuata dal fatto che nei
mesi scorsi una soluzione praticabile, che
sembrava dare garanzie era arrivata da Monte San
Savino. C’era interesse del club arancioblù per
poter disporre di questo campo per le attività
del settore giovanile. C’erano stati anche
contatti e incontri con il Comune ma tutto è
svanito, racconta Polvani, nel momento in cui
l’amministrazione comunale si è orientata verso
una possibile gestione da parte dell’Arezzo, che
tra l’altro in zona, al Planet, dispone di una
struttura ricettiva di proprietà. La Sansovino
così si è fatta da parte, non c’è rimasta bene,
ed ha impostato la sua stagione facendo
affidamento su altri impianti. Ma il club
amaranto dell’Arezzo almeno per ora non ha preso
lo stadio di Rigutino. "Ora dispiace vederlo
morire" commenta Polvani "nella vicina frazione
di Vitiano grazie alla proroga di un anno, la
gestione prosegue sul binario precedente ma qui
da noi la situazione sembra al capolinea. Ci è
stato chiesto di andare avanti per tenere attivo
il campo sportivo ma in questa fase con le
risorse disponibili siamo alle prese con le
pesanti utenze dell’energia elettrica e del gas,
mentre le entrate sono ridotte al minimo. Non
possiamo andare avanti, lo facciamo per rispetto
della squadra che ancora ospitiamo qui ma la
situazione è insostenibile". Amarezza da parte
di Francesco Conti, fratello di Giuseppina:
"Accanto al valore di memoria che lo stadio ha
per la mia famiglia, tutta la comunità di
Rigutino è penalizzata: la mancata
valorizzazione è probabilmente conseguenza di
scelte errate, spero che venga trovata una
soluzione nell’interesse generale".
Fonte: Corrierediarezzo.corr.it © 3 dicembre 2022
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L'Arezzo:
"Gestiremo lo stadio di Rigutino e ci
investiamo"
L'assessore:
"Soluzione per il Giusy Conti"
di Luca
Serafini
C’è
l’Arezzo per il campo sportivo Giusy Conti di
Rigutino. Ed è una buona notizia. Dopo il bando
andato a vuoto e il triste disarmo della
struttura, la stessa Società Sportiva Arezzo con
un comunicato ha affermato ieri che
l’interessamento del club per l’impianto "non è
in alcun modo venuto meno". Nel comunicato si
legge: "La Società ha anzi provveduto a
completare nei giorni scorsi l’iter burocratico
previsto dalla normativa vigente, dialogando
costantemente con l'Assessorato allo Sport in
ogni fase del percorso intrapreso. Già nei
prossimi giorni sono attese novità a tal
proposito". Il dialogo tra Comune e Cavallino
sta per concretizzarsi in un progetto: "Il club
amaranto - prosegue la nota - crede infatti che
la gestione e l'utilizzo dell’impianto, situato
a pochi centinaia di metri dall’hotel dove
alloggiano alcuni dei propri calciatori ed è
sede dei ritiri della prima squadra, debba
essere centro di aggregazione sociale e possa
rappresentare senza alcun dubbio un ulteriore
passo in avanti nella logistica e
nell'organizzazione delle attività, anche
giovanili, della Società Sportiva Arezzo". La
presa di posizione arriva all’indomani del
servizio del Corriere che raccoglieva l’amarezza
del vecchio gestore del Giusy Conti, preoccupato
per le sorti di una struttura valida ma in
questa fase sotto utilizzata dopo il bando
andato deserto, che presupponeva una serie di
interventi di adeguamento delle strutture per un
impegno di spesa di 35 mila euro. L’assessore
allo sport Federico Scapecchi (foto), conferma:
"E’ in dirittura di arrivo la proposta
definitiva da parte della S.S. Arezzo per
effettuare i lavori di riqualificazione e la
successiva gestione dell'impianto. Mi preme
inoltre ripercorrere la storia degli ultimi anni
dello Stadio di Rigutino, gestito dalla Virtus
Lignano che ringrazio per l'impegno profuso".
Scapecchi afferma: "Chi oggi accusa
l'amministrazione comunale (NdR: riferimento alle
opposizioni consiliari) di aver
estromesso l'associazione sportiva dalla futura
gestione dell'impianto a causa del bando di
riqualificazione che prevedeva lavori per 35
mila euro dovrebbe studiarsi gli atti, o per lo
meno ricordare che la Giunta Fanfani in data
13/06/2014 (delibera n.311) aveva revocato la
gestione alla Virtus Lignano. Motivo? La società
non aveva inviato il progetto definitivo dei
lavori di riqualificazione a proprio carico per
73.800 euro. Quindi 8 anni fa la Virtus Lignano
fu cacciata per non aver portato avanti lavori
per un importo più che doppio". L’assessore va
avanti: "Per fortuna l'anno successivo la Giunta
Ghinelli (delibera n.416 del 20/08/2015),
riconoscendo la notevole rilevanza sportiva e
sociale, riaffidò temporaneamente la gestione
dell'impianto alla Virtus Lignano. Tuttavia le
gestioni scadute devono essere rinnovate, e
l'unica via per farlo è un bando: pubblico,
trasparente e aperto a tutti. Decorsi i termini
del bando, andato deserto, l'amministrazione
comunale può valutare assegnazioni dirette a
patto che le condizioni proposte dagli
interessati siano equivalenti, o più vantaggiose
per la collettività: è proprio quello che sta
facendo la S.S. Arezzo, che ha proposto al
Comune di farsi carico non solo dei lavori di
riqualificazione previsti dal bando ma anche di
ulteriori migliorie". L’assessore allo sport Scapecchi assicura
quindi che il Giusy Conti non rischia affatto il
degrado come il Roberto Lorentini di Pescaiola
(altra struttura dedicata alle vittime aretine
dell’Heysel": "L'interesse della società, che
non ha fatto retromarcia, viste anche le
dichiarazioni del Presidente Manzo. Contiamo al
più presto di ricevere le ultime integrazioni
documentali richieste dagli uffici per poter
procedere". Si parla anche di un’area ludica nel
contesto del rinnovato campo sportivo di
Rigutino.
Fonte: Corrierediarezzo.corr.it
© 4 dicembre 2022
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BRUXELLES
Il sindaco di
Codogno omaggia le vittime dell’Heysel
Passerini è in
Belgio per l’investitura di Comune Europeo dello
Sport
di Laura
Gozzini
Il sindaco di Codogno
Francesco Passerini oggi a Bruxelles per
l’investitura di Comune Europeo dello Sport che
si terrà al Parlamento Europeo. Poco fa il primo
cittadino ha posato un omaggio alle vittime
dell’Heysel allo stadio Re Baldovino, lì dove il
29 maggio 1985 morirono 39 tifosi (di cui 32
italiani) a seguito del crollo di una muraglia,
durante la finale di Coppa dei Campioni
Juventus-Liverpool. Entrare allo stadio però non
è stato facile. Ci sono volute diverse
telefonate e la gentilezza del direttore della
struttura, Marc Vlaeminck, perché Passerini, il
consigliere delegato allo sport Luigi Bassi e
Mario Bianchi, ceo dell’azienda New Wave Italia,
potessero varcare i cancelli nonostante la
chiusura al pubblico. "Speriamo che questo
piccolo gesto della nostra comunità, in questo
luogo di grande dolore, possa veramente essere
un seme e un auspicio per il futuro, perché
quello che è accaduto qua non accada più" ha
detto il primo cittadino lasciando il "decalogo
dello sportifo" realizzato dai ragazzi delle
scuole medie di Codogno, ai piedi della targa
commemorativa.
Fonte:
Ilcittadino.it © 6 dicembre 2022
Video
© Fotografia:
Francesco Passerini ©
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grafica design) ©
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