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STAMPA e WEB 2022
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ARTICOLI STAMPA e WEB ASSOCIAZIONE 2022  
 

Una strada di Nicosia sarà intitolata a Luigi Pidone,

vittima allo stadio Heysel di Bruxelles nel 1985

di Sergio Leonardi

Con una delibera di giunta del 7 marzo 2022, l’amministrazione comunale di Nicosia ha deciso di intitolare un’area di via Pozzi Fiera al nicosiano Luigi Pidone, morto nel 1985, vittima della strage dello stadio Heysel di Bruxelles.

Il 4 febbraio 2020 Michele Leonardi chiese l’intitolazione di uno spazio pubblico al concittadino Luigi Pidone deceduto durante gli *scontri conseguenti alla finale di Coppa dei Campioni disputatasi fra le squadre del Liverpool e della Juventus allo stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985, proponendo un’area in via Pozzi Fiera. Il 2 marzo 2022 la Commissione comunale per la Toponomastica ha espresso il proprio parere favorevole alla proposta. La delibera verrà inviata alla Prefettura di Enna per l’autorizzazione finale. L’area individuata è uno slargo lungo la via Pozzi Fiera che prenderà il nome di "Slargo Luigi Pidone (1954-1985)". Luigi Pidone fu la trentanovesima vittima degli *scontri avvenuti allo stadio Heysel il 29 maggio 1985 (NdR: Falso Storico, vedi Nota Scontri Heysel), restò in coma irreversibile per 77 giorni e morì all’ospedale Erasme di Bruxelles all’età di 31 anni. Luigi Pidone, come tutti gli altri tifosi rimasti uccisi quella terribile notte, si trovava il 29 maggio nel settore Z dello stadio Heysel. Poco dopo le 19 gli incidenti e la fuga della gente impaurita. Gli infermieri lo raccolsero che era già privo di conoscenza: fu portato in ambulanza all’ospedale dove fu ricoverato. Nonostante le cure intensive, non si risvegliò dal suo stato di incoscienza. Fonte: Telenicosia.it © 9 Marzo 2022 Fotografia © Tweet: Associazione Familiari Vittime Heysel © Icone: Pngegg.com ©

 
 

Youth League, il gesto in memoria delle vittime dell'Heysel

Un bel gesto, di memoria e amicizia. Prima del calcio d'inizio della sfida tra Juventus U19 e Liverpool U19, valida per la Youth League, le due società hanno voluto mandare un messaggio. Eccolo: "Prima di #JuveLiverpool, corona di fiori e scambio di gagliardetti fra Gianluca Pessotto, Football Teams Staff Coordination Manager bianconero e Alex Inglethorpe, Academy Director del Liverpool. In memoria e amicizia". Fonte: Ilbianconero.com © 15 marzo 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

LFC Academy pay respects in Turin ahead of UEFA Youth League tie

Liverpool FC Academy paid its respects to the victims of the Heysel disaster on Tuesday before the UEFA Youth League quarter-final against Juventus in Turin.

Academy manager Alex Inglethorpe handed over a wreath to Gianluca Pessotto, Juventus staff coordination manager, bearing the message "In Memoria e Amicizia" – "In Memory and Friendship". Thirty-nine people – mostly Juventus supporters – tragically lost their lives at the 1985 European Cup final between the two clubs at Heysel Stadium in Brussels. Source: Liverpoolfc.com © 15th march 2022 Icons: Pngegg.com ©

La Liverpool Football Academy rende omaggio a Torino in vista della sfida di UEFA Youth League - La Liverpool FC Academy ha reso omaggio alle vittime del disastro dell'Heysel martedì prima dei quarti di finale di UEFA Youth League contro la Juventus a Torino. Il manager dell'Academy Alex Inglethorpe ha consegnato una corona di fiori a Gianluca Pessotto, responsabile del coordinamento dello staff della Juventus, recando il messaggio "In Memoria e Amicizia". Trentanove persone, per lo più tifosi della Juventus, hanno tragicamente perso la vita nella finale di Coppa dei Campioni del 1985 tra i due club allo stadio Heysel di Bruxelles. Fonte: Liverpoolfc.com © 15 marzo 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

Quando l’Heysel ci tira la Manica

di Domenico Laudadio

Il monologo "39 Stories: lost lives at Heysel ("39 storie: vite perse all'Heysel") scritto e interpretato dall’attore bergamasco Omar Rottoli in scena al "THE PLAYGROUND THEATRE" di Londra il 14 maggio 2022, 37 anni dopo l’assurda strage di 39 innocenti a Bruxelles, causata dalla viltà e dalla ferocia di una parte della tifoseria britannica nel settore Z dello Stadio "Heysel" il 29 maggio 1985 durante la finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool.

"If Muhammed can't go to the mountain, it shall come to him (Se Maometto non va dalla montagna, la montagna va da Maometto)" è il rovescio consolidato nel modo di esprimersi popolare di un noto proverbio antico. E la vicenda dell’Heysel è proprio come quella montagna che in Inghilterra (decisamente più sponda Liverpool) rappresenta da sempre una vetta maledetta da non scalare mai a piedi, rischiando le vertigini del rimorso e del pentimento, ma aggrappandosi al soccorso di quei pochi mezzi di fortuna, quali giustificazioni, leggende metropolitane e false verità, fra goffe richieste di "amicizia" e postume offerte floreali e bandiere a mezz’asta in memoria delle vittime, benché lodevolmente puntuali in ogni anniversario. "A ridosso del trentasettesimo anniversario della tragedia dell’Heysel, riteniamo doveroso raccontare, ancora una volta, la vita stroncata di 39 vittime innocenti. Lo faremo portando il Monologo di Omar Rottoli a Londra. Verrà rappresentato nella sua versione originale in italiano e tradotto simultaneamente in inglese. Un doveroso tributo alla veridicità storica che superi per sempre l’ipocrisia dell’opinione pubblica britannica, incline a considerare gli allora Hooligans inglesi "responsabili" ma non "colpevoli". Un Grazie ai ragazzi bianconeri di Londra che si sono prodigati, insieme alla nostra Associazione, perché tutto questo potesse realizzarsi. + 39 RISPETTO. QUELLI DI … VIA FILADELFIA". Questo è il messaggio inviatomi da Beppe Franzo, il Presidente dell’Associazione Culturale "Quelli di … Via Filadelfia", la quale con tanti sforzi e sacrifici economici ha organizzato questa autentica "mission" teatrale nella capitale inglese.

Non è la prima volta (né certamente sarà l’ultima) che il teatro allatti la Memoria della Tragedia di Bruxelles al suo seno prosperoso. In questa pagina del museo virtuale da me curato da più di un decennio ne trovate ogni sospiro. E non sarà nemmeno la prima volta che Omar Rottoli si cimenta nell’affabulazione scenica, brillante e credibile narratore del Teatro Civile di Marco Paolini ("Il racconto del Vajont", "I-TIGI Canto per Ustica") o interprete arruolato alla guerra ("Il battaglione bosniaco") o prestato al musical e al teatro religioso ed a tanti altri spettacoli. Sono certo che il sentimento che lo avvince da tanto tempo al delicato argomento (materia di studio e confronto a lui tanto cara) renderà molto più che dignitoso il risultato di scena non soltanto artisticamente, ma soprattutto dal lato umano. Scottati da altre esperienze negative, anche comuni e non troppo lontane, i membri dell’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel potrebbero legittimamente domandarsi: "Ma siamo in mani proprie sicure ?". Non nascondo di aver loro manifestato in altri casi e altre proposte di messinscena più che motivate perplessità sul rischio di spettacolarizzare un dolore in fondo ormai lontano, ma ancora così riacutizzabile in questo nostro tempo avvezzo alla guerra e all’odio fra i popoli. L’esecrabile scippo di chi attenta predone il silenzio, violandone il pudore e quel diritto sacrosanto alla riservatezza dei familiari dei caduti, si è affacciato sempre da dietro l’angolo di quel pezzo di curva di tufo sbriciolato franata per colpa degli Inglesi e della Uefa. E fatalmente la lettera "Z" che ne denominava il settore è ritornata diabolicamente a rappresentare aggressione e morti dopo 37 anni, dipinta di bianco sui carri armati russi che calpestano i civili in Ucraina e benedetta dal Patriarca in vesti barocche che reclama finanche Dio dalla loro parte.

Allora come oggi è sempre più difficile accettare la nuda verità. È amara da masticare e digerirla. Si ruotano in tanti giri certe parole per non pronunciare le uniche giuste. Si narrano spesso facezie, argomentandole per fonti autorevoli. Lo diceva proprio bene Oscar Wilde, a proposito del teatro: "Un uomo non è del tutto sé stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità"... L’occasione propizia che certamente Omar non fallirà così che un’eco struggente risuoni fino a Liverpool affinché riesca finalmente a decifrare la prima delle parole corrette e appropriate da scrivere a caratteri cubitali in Kop ad Anfield Road riferite all’Heysel: "Per-do-no !". Magari anche la prossima volta. Lo sappiamo troppo bene in ogni latitudine del mondo che la violenza sugli innocenti è il crimine più infame fra tutti e non si estingueranno mai le colpe dei suoi responsabili. Si cristallizzano fendenti nel cuore della Storia dell’Umanità che è la Memoria, sconvenevole eredità di quanti siano apparentati sia ai carnefici che alle loro vittime. Poi, se l’Amore fra gli esseri umani prevale, nonostante tutto, si trasfigurano, polverizzandosi in sementi della speranza per il raccolto delle generazioni future. Fonte: Saladellamemoriaheysel.it © 14 aprile 2022 Fotografia: Omar Rottoli © Video: Associazione Quelli di... Via Filadelfia ©   Icone: Pngegg.com ©

 
 
 

Heysel, serie tv in sei puntate sulla strage allo stadio

Troupe ad Arezzo per due delle 39 vittime

di Luca Serafini

Una serie tv in sei puntate sulla strage dell’Heysel. Sì, il massacro di Bruxelles costato la vita a 39 persone, tra cui Roberto Lorentini e Giuseppina Conti, il 29 maggio 1985, è al centro di un progetto televisivo già in fase di realizzazione. Una produzione franco belga con sbocco successivo sulle piattaforme tv a pagamento (si parla di Amazon Prime e Sky) che dovrebbe essere ultimata tra 2022 e 2023. Nei giorni scorsi la troupe è stata ad Arezzo per raccogliere informazioni, documenti e testimonianze sulle due vittime aretine, il dottor Lorentini e la giovanissima Giusy che morirono nello stadio Heysel prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Furono schiacciati dalla calca provocata dagli attacchi degli hooligans, i facinorosi tifosi inglesi, in un contesto di violenza e di totale mancanza di sicurezza. Il progetto è al momento circondato da riserbo ma da quello che trapela la linea guida della serie tv sarebbe il libro scritto dal vice direttore de l’Equipe, Jean Philippe Leclaire: "Heysel. La tragedia che la Juventus ha cercato di dimenticare". La partita tra Juventus e Liverpool si concluse con il giro di campo trionfale dei bianconeri con la coppa ma quella sera c’erano stati 39 morti: aggrediti, calpestati, soffocati nel blocco Z. Una tragedia enorme scandagliata accuratamente anche nel libro dell’aretino Francesco Caremani "La Verità di una strage annunciata".

L’Associazione fra i familiari delle Vittime dell’Heysel che tiene viva la memoria e afferma il tema del rispetto nello sport, contro la violenza fisica e verbale, ha come presidente il giornalista aretino Andrea Lorentini, figlio di Roberto, il medico di 31 anni che prima di morire fu visto tornare indietro per soccorrere un bambino. Un gesto eroico riconosciuto con la medaglia d’argento alla memoria. Rilanciata nel 2015, l’associazione fu fondata dal nonno di Andrea, Otello, per seguire la fase giudiziaria successiva alla strage. Il processo si concluse con una sentenza che ha fatto giurisprudenza. La condanna della Uefa, che prima non era responsabile, ha segnato un cambio di passo nell’applicazione e nel rispetto degli standard di sicurezza negli eventi sportivi. Erano numerosi gli aretini a Bruxelles per seguire la squadra di Platini e compagni. C’era anche la giovanissima Giusy Conti, di Rigutino. Era con il babbo Antonio che venne travolto dalla folla impazzita e perse la figlia, ritrovata poi tra i morti. Nella sua macchinetta fotografica c’era l’ultima foto, con la bandiera bianconera a mo’ di mantello fa il segno della vittoria. Innamorata del calcio e della Juventus, 17 anni, prima di partire disse alla mamma, l’indimenticata signora Marisa: "Torno con la Coppa". Nonostante lo strazio infinito, a casa Conti si continua a tifare Juve perché Giusy la amava. Ora storia e storie dell’Heysel, le vergogne, i silenzi, le colpe e gli insegnamenti della strage, diventano serie tv. Fonte: Corrierediarezzo.corr.it © 26 aprile 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

La tragedia di Heysel diventa un docu-film su

Netflix: le famiglie venete raccontano le vittime

di Raffaella Forin

La troupe è stata a Bassano fino a qualche giorno fa: "Non si può dimenticare".

C’è anche Bassano del Grappa (Vicenza) tra i protagonisti del nuovo docu-film "The Heysel drama" che sarà trasmesso su Netflix a ridosso delle partire del prossimo mondiale di calcio in Qatar. Una delle sette puntate è infatti dedicata interamente alla città e ai due bassanesi che con altre 37 persone morirono nella tragedia avvenuta nello stadio belga Heysel il 29 maggio 1985, poco prima del fischio d’inizio della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Una serie televisiva (Produzione Scope Pictures; Co-produzione italiana Palomar) con la quale il regista Jan Verheyen vuole lanciare un messaggio contro la violenza negli stadi. Le interviste - Le riprese bassanesi si sono concluse nei giorni scorsi. Le telecamere della troupe franco-belga si sono accese a palazzo Sturm, nel chiostro del museo civico, nella libreria Palazzo Roberti, con interviste all’ex calciatore Massimo Briaschi - il vicentino era in campo quella sera militando nella squadra della Juventus - ad Alberta Bizzotto, moglie di Amedeo Spolaore deceduto nello stadio con Mario Ronchi, e mamma dell’allora giovanissimo Giuseppe, che rimase ferito, all’ortopedico Giovanni Costacurta e al giornalista Domenico Lazzarotto che si trovava sugli spalti ed è anche uno degli autori del libro "1985 Heysel - 2015 Per non dimenticare" scritto, nel trentennale del triste anniversario, a sei mani con l’arbitro bassanese Luigi Agnolin, mancato nel 2018, e il giornalista Luca Pozza. Proprio il volume ha ispirato la realizzazione del filmato.

Immagini surreali - È una storia che parla molto bassanese quella avvenuta 37 anni fa. "Quelle immagini quasi surreali rimarranno indelebili nella nostra mente - ricorda Lazzarotto, che ha seguito le riprese in città - È ancora vivo il ricordo delle 39 persone morte in quella mattanza, 32 delle quali italiane, e delle oltre 600 rimaste ferite. Nei tumulti provocati dagli hooligans inglesi in quella maledetta curva "Z" morirono anche l’imprenditore Ronchi e il dentista Spolaore, che facevano parte di una comitiva di appassionati partita dalla città del Grappa e dal Bassanese. Entrambi erano volati a Bruxelles con amici e conoscenti. Con Spolaore c’era anche il giovane figlio Giuseppe che, sebbene ferito, riuscì a salvarsi". Immagini e sensazioni che ancora oggi fanno rabbrividire i presenti e che Bassano non ha mai dimenticato. "Dopo 30 anni, decidemmo di scrivere un libro per raccontare quella mattanza, ma soprattutto per ribadire un concetto ai giovani che frequentano gli stadi: il calcio è sport e vita, non violenza e morte - sottolinea Lazzarotto - che ora viene ripreso in questo docu-film. Certo, non cancellerà altre immagini, quelle impietose di chi ha vissuto quel dramma che avrebbe dovuto essere una festa sportiva ed invece, in una manciata di minuti, si è trasformato in una delle più gravi tragedie del mondo sportivo. È bene che a raccontarla, anche dopo tanti anni, siano le voci delle famiglie degli stessi sfortunati protagonisti o chi c’era quella sera, nella speranza che il messaggio contro la violenza sia ancora più forte". Fonte: Corrieredelveneto.corriere.it © 26 aprile 2022 Fotografia: Toscanafilmcommission.it © Icone: Pngegg.com ©

 
 

L'EROE LORENTINI TRA IL CORAGGIO E LA DEDIZIONE

di Matteo Marani

Bruno Pizzul, campione di giornalismo pure nell'ora della tragedia, lo chiarì subito: "Commenterò l'incontro con il tono più asettico possibile". Nell'appartamento di Arezzo della famiglia Lorentini, ansia, angoscia e terrore assalirono, davanti al televisore, una giovane mamma, prossima alla laurea in Medicina, e con due figli piccoli: Stefano di un anno e mezzo e Andrea di 3 anni. Al telefono, è proprio Andrea a raccontare quella sera di sua madre, allora ventottenne, oggi medico in pensione, e dei nonni patemi Liliana e Otello, figure straordinarie. È toccato a loro far crescere chi è rimasto orfano per l'Heysel. Andrebbe ricordato a quanti oscenamente hanno intonato cori contro le vittime. Nello sguardo pulito di Andrea è scritta la parte più intima di una tragedia che per il resto degli italiani resterà la maggiore vissuta dal nostro sport, ma per lui è un lutto personale. A Bruxelles mori Roberto Lorentini, capofamiglia e medico. Fu la sua professione, ma soprattutto il coraggio, a costargli la vita. Era scampato alla prima carica degli hooligans inglesi, eppure decise di tornare indietro per soccorrere Andrea Casula, anni 10, più giovane vittima dell’eccidio. Vedendolo agonizzante, gli praticò un massaggio cardiaco, mentre la seconda ondata si abbatteva sul settore Z, spicchio di curva riservato ai tifosi del Liverpool.

Nell'86, l'allora ministro Oscar Luigi Scalfaro ha conferito a questo eroe una medaglia d'argento al valore civile. "É qui con me spiega Andrea e spesso la guardo per capire l'esempio di mio padre". Fa bene. Roberto Lorentini e Andrea Casula furono travolti, schiacciati e uccisi dalla barbarie dei supporter inglesi assieme ad altri 37 morti di quel 29 maggio 1985. Sono passati 37 anni esatti da allora, ed è giusto ricordarlo nel giorno successivo a una finale Champions. Non c'erano solo tifosi della Juve, ma anche interisti come Nino Cerullo e Mario Ronchi, e non c'erano unicamente italiani, ma pure belgi, francesi e un nordirlandese. L'Italia era rappresentata per intero: Chieti e Varese, Udine e Catania, Bergamo e Brindisi, Perugia e Torino, Cagliari e Genova. Da quest'ultima veniva Barbara Lusci, la più anziana, se si può usare questo termine per una donna di 57 anni. Era la sua prima volta fuori dall'Italia, non l'ha più rivista. Dietro al numero, e appunto al ricordo generale che vede un memoriale alla Continassa, una piccola targa ad Anfield e la maglia numero 39 della Nazionale ritirata per sempre, c'è la vicenda personale di chi la strage l'ha vissuta in casa.

Emanuela, sorella del piccolo Andrea Casula, è vicepresidente dell’Associazione vittime dell'Heysel, ricostituita proprio da Andrea Lorentini nel 2015. Entrambi hanno perso i familiari in Belgio, oggi sono uno accanto all'altra per non smarrire la memoria. Con loro ci sono Riccardo Balli di Prato e Fabrizio Landini di Torino. Il nonno Bruno aveva una trattoria e la Juve nel cuore la notte in cui la Uefa si dimenticò di proteggere gli spettatori di una partita. (NdR: Bruno, una delle vittime, era invece il fratello di Riccardo mentre era Giovacchino il ristoratore a cui si fa riferimento, nonché zio di Fabrizio) Tra padri, mogli e figli si sentono continuamente, ogni anno organizzano un'assemblea. Se qualcuno è venuto a mancare visto lo scorrere degli anni, si sono aggiunti nipoti. Lottano perché nessuno possa rimuovere il peso di 39 vittime. La prima associazione la mise su Otello Lorentini per seguire il processo che portò alla ridicola pena di 4 anni per 9 hooligans, solo un terzo degli iniziali imputati. È stata una farsa, come la polizia belga, il governo locale e l'Uefa quella notte. Per fortuna, in mezzo al dramma di una vita, ci sono famiglie che non hanno mai mollato e che continuano a lottare per il ricordo. Un giorno che non smetterà mai di urlare giustizia. Fonte: Tuttosport © 29 maggio 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

ARRETIUM CUP 2022

Premio Fair Play "Otello Lorentini" al Cesena

di Domenico Laudadio

La nostra Associazione è stata invitata a premiare la squadra di calcio più disciplinata al Torneo Giovanile Esordienti "Arretium Cup" organizzato dal G.S. OlmoPonte e al quale hanno partecipato questo fine settimana (11-12 giugno 2022) con un enorme successo di pubblico 16 società, 10 delle quali professionistiche. Un premio "alla squadra più corretta e disciplinata" è stato riservato dagli organizzatori del G.S. OLMOPONTE AREZZO A.S.D. che, non a caso, l’hanno voluto intitolare alla memoria di Otello Lorentini. Nel 1985 fondò l’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel che si sciolse nel 1992 al termine del processo di cassazione di Bruxelles e poi venne rifondata nel 2015 da suo nipote, Andrea. E proprio lui, ad Arezzo, in rappresentanza della famiglia Lorentini e in qualità di Presidente della nuova Associazione ha consegnato il "Premio Fair Play" intitolato in memoria di suo nonno ai giovanissimi esordienti del Cesena. Questo riconoscimento di lealtà e correttezza sul campo, non è soltanto importante dal punto di vista affettivo, ma in perfetta simbiosi con i fini statutari medesimi dell’Associazione protesa con ogni sforzo nella missione educativa rivolta alle nuove generazioni ai valori di civiltà nello sport. Questo torneo (il più importante a livello giovanile della provincia) è riservato alla categoria Esordienti (2° Anno) e vi partecipano molti dei migliori settori giovanili delle società professionistiche italiane di calcio. Dopo due anni di blocco forzato, causati dalla pandemia del Covid 19, finalmente l’attività agonistica è stata riavviata. Richieste di partecipazione numerose non soltanto da svariate società dilettantistiche di tutta Italia, ma anche dall'estero, persino dal Giappone. Fonte: Associazionefamiliarivittimeheysel.it © 14 giugno 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

HEYSEL Le verità di una strage annunciata

Francesco Caremani ai "Martedì Letterari" di Ostuni

"L'Heysel è una memoria e un'eredità insieme, qualcosa che non tutti riescono a comprendere. L'Heysel è tutti gli anni, tutto l'anno, non solo negli anniversari "pari". L'Heysel sono i colleghi arrabbiati quanto te e a parte Vincenzo Murgolo non ne conosco altri. L'Heysel è una serata a Rosa Marina (Ostuni) nella quale i più grandi ti fanno i complimenti e i più giovani ti ringraziano per avergli raccontato una storia che non conoscevano, perché non erano nati. Una serata nata grazie a una persona unica come Vito Plantamura e Angeli senza frontiere OdV. Sono passati 37 anni, ne passeranno ancora, e mentre alcuni si stanno preparando al quarantennale... "noi siamo ancora qua eh già", cit.  Soprattutto Andrea Lorentini e l'Associazione fra i Familiari delle Vittime dell'Heysel". Francesco Caremani Fonte: Associazionefamiliarivittimeheysel.it © 8 luglio 2022 Video: Radio Norba TV © Vincenzo Murgolo © Icone: Pngegg.com ©

 
 

Arezzo, Andrea Lorentini su Pescaiola: "Trovate una

soluzione dignitosa per lo stadio intitolato a mio padre"

di Francesca Muzzi

"Trovate una soluzione dignitosa per il campo intitolato a mio padre. Per i ragazzi, per il luogo e per chi è dedicato". Andrea Lorentini, figlio di Roberto l’eroe morto all’Heysel per tentare di salvare un bambino, entra in punta di piedi nella vicenda di totale abbandono dello stadio a Pescaiola che venne dedicato a suo padre. "Non mi interessano i giochi politici - dice - io parlo anche a nome della mia famiglia. Vedere lo stadio in quelle condizioni fa male. Per questo auspico che venga trovata una soluzione dignitosa e che presto torni a disposizione della comunità. Anche per il significato che ha quella struttura intitolata ad una persona che non c’è più, ma che un’intera città ricorda sempre". La vicenda dell’abbandono di Pescaiola è uscita fuori grazie ad un viaggio che il Corriere di Arezzo ha fatto venerdì mattina. Siamo entrati dentro quello stadio, una volta gestito e tenuto come un fiore all’occhiello dalla società Orange Don Bosco e abbiamo visto prima di tutto quanto sia facile entrare dentro quella struttura dove tutto è aperto e poi abbiamo visto quanto l’erba sia diventata alta e a momenti arrivi quasi alle traverse delle porte che non si vedono più. Le panchine del campo principale, per esempio, sono quasi sommerse dall’erba e per rimettere a posto quel terreno di gioco non basterà rasarla. È così da quando l’Orange Don Bosco, a settembre 2021 ha dovuto riconsegnare le chiavi al Comune, perché era scaduta la convenzione. Da allora l’impianto si è addormentato e la natura ha ripreso il sopravvento.

Emblematiche le foto che Marta Massai, un tempo a gestire la società insieme al babbo, Gino, ha pubblicato ieri sul proprio profilo facebook. Da una parte il campo curato e dall’altra quello che ne resta oggi. Sulla vicenda erano intervenuti anche i consiglieri del Pd, Alessandro Caneschi e Giovanni Donati. Anche loro avevano fatto un giro allo stadio dove fa effetto vedere alcune coppe sparse tra la tribuna e l’interno dello stabile. La struttura è tornata a bando, ma sono proprio i due consiglieri del Pd a sostenere in quale modo: "In pratica le società sportive che parteciperanno al bando per la gestione dell’impianto - dicono - dovranno accollarsi le spese per la sua messa in sicurezza e sobbarcarsi, in termini economici, un investimento straordinario di 150 mila euro nei primi 5 anni. Da precisare che questa cifra servirà a rendere la struttura a norma per poterla utilizzare. Dopo di che andranno aggiunti ulteriori 25 mila euro all’anno per la gestione ordinaria. L’assessore Scapecchi probabilmente non ha ben chiaro il panorama delle società sportive locali, costituito da realtà che vivono da sempre grazie al volontariato. Quale soggetto può spendere oggi una cifra simile", si chiedono i due consiglieri. Nel frattempo abbiamo cercato anche l’assessore allo sport del Comune di Arezzo, Federico Scapecchi, per rispondere sullo stato del Lorentini, ma lo stesso si è chiuso dietro il silenzio stampa, sottolineando che "risponderò a tempo debito". E intanto l’erba continua a crescere allo stadio di Pescaiola nel centro del quartiere. Uno scempio di una struttura sportiva a due passi dalla città. Fonte: Corrierediarezzo.corr.it © 16 luglio 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

Arezzo, a Pescaiola lo stadio dedicato

all'eroe dell'Heysel in completo abbandono

Al campo di Pescaiola, dedicato alla memoria Roberto Lorentini, morto da eroe per tentare di salvare un bambino all’Heysel, c’è una targa che lo ricorda, ma che sta per essere sommersa dall’erba alta. È posta in alto in una delle palazzine del campo da calcio, intorno però c’è solo degrado e spazzatura. Fa effetto e rabbia. L’impianto è stato letteralmente abbandonato a sé stesso da quando l’ultima società, l’Orange Don Bosco, nel settembre di un anno fa, aveva riconsegnato le chiavi al Comune, perché scaduta la gestione. Ma da allora, il Comune, proprietario dell’impianto, lo ha lasciato completamente nel degrado. Senza un minimo di manutenzione ordinaria. Appena si arriva all’impianto di Pescaiola, in quella che era la biglietteria, c’è una coppa. Sembra che aspetti qualcuno che magicamente possa ridare un calcio d’inizio. C’è un cancello completamente aperto e chiunque può entrare. Era il cancello d’ingresso alla tribuna. Saliamo proprio fin sopra la tribuna dove in cima è stata lasciata un’altra coppa e lo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi è davvero desolante. Il campo da calcio è completamente sommerso dall’erba talmente alta che tra poco arriva alla traversa della porta. Ovviamente non si vedono più le linee del campo e chissà come sarà ridotto anche il terreno da gioco. Scendendo dalla tribuna si può passeggiare liberamente dentro gli altri locali. Non ci sono lucchetti alle porte che invece sono completamente aperte con il rischio che qualcuno ci possa andare a dormire o peggio. Dentro tutto è in stato di abbandono. Dove una volta c’era il ristorante, adesso è tutto buttato per terra. E in uno scaffale ci sono altre coppe. Ci spostiamo facendoci largo tra l’erba alta con il rischio di incontrare qualche animale o peggio qualche siringa. Arriviamo dall’altra parte dove un tempo c’erano gli ingressi per gli altri campi da calcio e il panorama non cambia: degrado e abbandono.

Fino a quando non alziamo gli occhi a quella targa di marmo bianco dove inciso c’è scritto il nome di Roberto Lorentini, il medico aretino che trovò la morte nella strage dell’Heysel. C’è scritto la sua data di nascita e quella della sua morte. E non è giusto e rispettoso che intorno ci siano soltanto macerie di un passato dove c’erano tanti ragazzi e tanti bambini che ogni giorno animavano quei posti. Dentro quello stadio proprio alcuni giorni fa, ci sono stati anche i consiglieri del Pd Alessandro Caneschi e Giovanni Donati: "Per rimediare a questo "spettacolo" - dicono - occorre intervenire pesantemente. L’assessore allo sport Federico Scapecchi ha annunciato pubblicamente ed enfaticamente di avere la soluzione, ha parlato anzi di "rivoluzione copernicana": in pratica le società sportive che parteciperanno al bando per la gestione dell’impianto dovranno accollarsi le spese per la sua messa in sicurezza e sobbarcarsi, in termini economici, un investimento straordinario di 150 mila euro nei primi 5 anni. Da precisare che questa cifra servirà a rendere la struttura a norma e poterla utilizzare. Dopo di che andranno aggiunti ulteriori 25 mila euro all’anno per la gestione ordinaria. L’assessore Scapecchi probabilmente non ha ben chiaro il panorama delle società sportive locali, costituito da realtà che vivono da sempre grazie al volontariato. Quale soggetto può spendere oggi una cifra simile, per riparare peraltro i danni generati dall’incuria e dal malgoverno della giunta Ghinelli ? Prima di pensare a un bando, il Comune deve impegnarsi a provvedere a tutte le spese necessarie. Illudersi di cavarsela facendo ricadere sulle realtà associative e di volontariato questo enorme impegno è semplicemente paradossale. Ecco dunque svelato il gran colpo di genio. Più che di ‘rivoluzione copernicana’, qua siamo tornati indietro a Tolomeo. Solo che la terra non è piatta ma incolta e indecorosa". Serve dunque prima di tutto un minimo di manutenzione e soprattutto mettere in sicurezza l’impianto chiudendo i cancelli per evitare che qualcuno possa entrare e magari completare un lavoro di distruzione e degrado che sono già in atto. Fonte: Corrierediarezzo.corr.it © 16 luglio 2022 (Testo © Fotografia) Tweet: Associazione Familiari Vittime Heysel © Icone: Pngegg.com ©

 
 

"Quel campo abbandonato è un pugno allo stomaco"

L’impianto dedicato a Roberto Lorentini nell’incuria totale "Fate qualcosa per riaprirlo".

Ospitiamo la riflessione del nostro giornalista Andrea Lorentini sullo stato di degrado del campo da calcio di Pescaiola dedicato al padre Roberto, morto allo stadio Heysel: "Un pugno allo stomaco. È stata questa la sensazione che ho provato quando ho visto le foto che testimoniavamo lo stato di degrado e abbandono nelle quali versa, ormai da un anno, l’impianto sportivo di Pescaiola intitolato a mio padre Roberto Lorentini. A me e alla mia famiglia non interessa entrare nella polemica politica che si è alimentata in questi giorni, né tanto meno esprimere giudizi, o accertare responsabilità, ma certamente non possiamo assistere in maniera passiva e senza indignarci per quanto accaduto. Mio padre Roberto è medaglia d’argento al valor civile, quel campo di calcio gli è stato intitolato nel ricordo di quel suo gesto di estremo altruismo quando, lui medico, dopo essersi messo in salvo dalle prime cariche degli hooligans inglesi, tornò nella calca e fu travolto mentre prestava soccorso ai feriti sugli spalti. Ecco, ogni volta che un bambino, un ragazzo, un atleta è entrato nell’impianto di Pescaiola aveva la consapevolezza, ricordata dalla targa all’ingresso, di chi fosse Roberto Lorentini. Un impianto che è stato negli anni luogo di attività di tante importanti realtà sportive del territorio che hanno dato la possibilità a numerosi ragazzi di fare sport. La storia di mio padre, come quella dell’altra vittima aretina dell’Heysel Giuseppina Conti, sono parte integrante della storia di questa città e lasciare che quell’impianto muoia è come far morire il ricordo e l’esempio di Roberto. Mi auguro vivamente che si possa trovare in tempi rapidi una soluzione, magari venendo incontro alle società sportive per favorirne la gestione, affinché l’impianto sia riqualificato e gli venga restituita una dignità, ma soprattutto possa tornare a ospitare partite di pallone e che le nuove generazioni possano viverlo nel ricordo di Roberto, un simbolo della lotta contro la violenza nello sport". Andrea Lorentini Fonte: Lanazione.it © 17 luglio 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

VENARIA - Scelti i luoghi da dedicare a Gino

Vanzi, al Grande Torino e alle Vittime dell'Heysel

La Commissione Comunale per la Toponomastica, nella seduta del 18 luglio 2022, ha dato il via libera all'intitolazione di luoghi o aree pubbliche a Gino Vanzi, al Grande Torino e alla tragedia dell'Heysel.

Nello specifico, al compianto Gino Vanzi verrà intitolata la sala espositiva comunale della Pro Loco di via Mensa 34, oltre a ripristinare la targa in sua memoria precedentemente già installata sotto la Torre dell’orologio della Reggia, in piazza della Repubblica. Il piazzale di fronte agli impianti sportivi "Don Mosso", in via San Marchese ad Altessano, sarà intitolato al Grande Torino, la squadra che morì nella tragedia di Superga il 4 maggio 1949, e che assumerà così la dicitura di "piazzale Grande Torino". Infine, l’area prospiciente alla stazione Rigola sarà intitolata alle Vittime dell’Heysel, ovvero ai tifosi della Juventus morti il 29 maggio 1985 poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Al momento, la Commissione non ha potuto decidere se sarà piazzale o piazza Vittime dell'Heysel: questo avverrà in un secondo momento, una volta sistemata effettivamente l’area tra via Amati e viale delle Industrie. Fonte: Quotidianovenaria.it © 24 Agosto 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

"LA TRAGÉDIE DU HEYSEL"

di Francesco Caremani

"La tragédie du Heysel" è una produzione franco-belga che andrà in onda in sei puntate su RTL-TVI, emittente privata in lingua francese con sede in Belgio e Lussemburgo, a partire dal 18 ottobre; le prime due puntate dovrebbero essere presentate in anteprima al Festival del Cinema Di Roma, 13-23 ottobre. La serie è tratta dal libro di Jan-Philippe Leclaire, vice direttore de L'EQUIPE, "Le Heysel: Une tragédie européenne", probabilmente il libro più importante sulla strage di Bruxelles del 29 maggio 1985, nella quale morirono 39 persone: trentadue italiani, quattro belgi, due francesi e un nordirlandese; juventini e no. Chi mi conosce sa cos’è per me l’Heysel, conosce il mio libro e la mia ricostruzione della vicenda tramite gli occhi e la lucidità di Otello Lorentini, in quanto testimone oculare, il quale perse l’unico figlio Roberto - medaglia d’argento al valor civile, per essere morto tentando di salvare un connazionale - sugli spalti della curva Z e che costituì l’Associazione dei familiari, facendo condannare l’Uefa - con una storica sentenza - oltre che alcuni hooligan e un poliziotto responsabile della sicurezza. Chi ha letto il mio libro sa quello che c’è da sapere, per chi vuole affrontare la realtà dei fatti e non raccontarsi frottole. Cosa ne penso della serie televisiva ? A mio modo di vedere c’è tutto, dalla strage al processo - nello specifico una ricostruzione minuziosa - grazie anche alla presenza dell’avvocato Daniel Vedovatto. Sono state fatte 52 interviste e ci sono immagini, per me, inedite. Ovviamente non si può impedire agli "altri" di parlare e di dire la loro, mentre cercano di nascondersi dietro un dito - in particolare gli hooligan inglesi (ladri oltreché assassini, fateci pace…) e i poliziotti che cercano di mondare le proprie colpe con qualche bugia e alcune inesattezze - però colpe e responsabilità vengono fuori in maniera netta e inequivocabile, grazie al lavoro di Jean-Philippe Leclaire e al montaggio della produzione.

Io penso che questo lavoro sia molto importante e per certi aspetti definitivo, una pietra miliare nella memoria dell’Heysel, una memoria che in Italia, a parte il mio libro e la rinata Associazione dei familiari - grazie ad Andrea Lorentini - non c’è stata mai occasione di fare in maniera così approfondita. Non sarà facile per alcuno e alcuna guardarla, è stata oggettivamente dura vederla in anteprima. Cosa altrettanto importante, l’Associazione dei familiari ha un ruolo centrale e viene fuori tutto nella sesta e ultima puntata, grazie al lavoro, in questi anni, di Andrea Lorentini. Dobbiamo essere fieri di lui e di coloro che hanno aderito, perché mai come prima, dai tempi della sentenza che condannò l’Uefa e di Otello Lorentini, è stata così forte la presenza dei familiari nel racconto dell’Heysel; fateci caso, spesso chi parla di Heysel, a vanvera, non parla mai dei morti e dei familiari. Certo, ci sono affermazioni che faranno stare male e altre che faranno arrabbiare, ma dovete guardare la serie nel suo complesso: è fatta giornalisticamente molto bene, davvero molto bene. Palomar dovrebbe distribuirla anche in Italia, ma ancora non ci sono certezze. Credo che sarebbe clamoroso se alcuna, tra emittenti e piattaforme, decidesse di non mandarla in onda. Se ci riusciranno sarà un evento storico, altrimenti niente di nuovo rispetto a ciò che ho sperimentato di persona, umanamente e professionalmente, in vent’anni di memoria. A me, alla fine, è toccata la parte del cattivo, mi ci vorrà la scorta dopo che sarà andata in onda - in Toscana, in Italia e in Inghilterra - ma va bene così. Onorato di avere scelto sempre una parte, quella dei familiari delle vittime dell’Heysel e dei loro cari. "La memoria è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere", cit. (NdR: Gustav Mahler) Fonte: Associazionefamiliarivittimeheysel.it © 10 ottobre 2022 Video: Mariella Dei (Zenith Magazine) © Teletruria.it © Icone: Pngegg.com ©

 
 

Al Festival di Roma la notte dell'Heysel: nasce una serie tv

Le puntate, per ora destinate a Francia e Belgio e poi sulle nostre piattaforme, saranno presentate in chiusura. Tra i protagonisti i familiari delle vittime aretine. Dal libro di Caremani a quello del vicedirettore dell’Equipe.

Arezzo, 12 ottobre 2022 - L’incubo dell’Heysel rivivrà sul grande schermo del Festival di Roma: festival che in realtà è una festa ma è duro chiamarla con il suo nome davanti al ricordo di quella notte da incubo. Una serie: una serie Tv stile documentario, serrata come solo la vita vera sa essere. Il racconto a puntate di quelle ore, di quel 29 maggio del 1985. E Arezzo è una delle protagoniste, purtroppo, di quelle ore. "Sono stato intervistato a lungo e con me i parenti di chi è morto in quello stadio": ce lo racconta Andrea Lorentini, nostro prezioso collaboratore e presidente del comitato che da allora raccoglie le vittime. Lui, il figlio di Roberto, medico con il foglio di assunzione in tasca da poche ore: vittima ed eroe di quella notte, avendo rinunciato al punto sicuro nel quale si era rifugiato, ai bordi di quella curva Z che affolla da allora gli incubi dei tifosi juventini, per salvare un bambino. È il protagonista quasi assoluto di una delle puntate di quella serie: si intitolerà "La tragedie du Heysel" ed è tratta in gran parte dal libro di Jean Philippe Leclaire, uomo di sport, essendo il vicedirettore dell’Equipe, la Bibbia degli appassionati. Ne firma anche la regia insieme a Jan Verheyen e ad Eddy Pizzardini. Ed è proprio lui a risponderci da Parigi per confermare la notizia.

"Sì, le prime due puntate della serie saranno proiettate a Roma". C’è anche la data: sabato 22 ottobre alle 11.30. Nel gran finale di un Festival che proprio quel giorno, recuperando finalmente i premi, designerà i vincitori. È una serie e quindi fatalmente fuori concorso. Ma di enorme impatto. Amplificato dalla sala della proiezione, l’auditorium del Teatro Studio Borgna, l’angolo più intimo tra le grandi sale dell’evento romano. Su quella parete non sfilerà solo il volto di Andrea: ci saranno anche due suoi cugini, Andrea e Gianni Stazio, presenti in quella notte. Lorentini no, aveva appena tre anni e avrebbe scoperto con il tempo cos’era successo. E ci sarà Giovanni, il fratello di Giusy Conti, l’altra vittima aretina: frequentava il Liceo Classico, era partita con l’entusiasmo dei 17 anni, senza immaginare che non sarebbe tornata. E c’è la testimonianza di Francesco Caremani, autore di "Heysel, le verità di una strage annunciata", lo straordinario libro scritto su quella storia, denunciandone anche le infinite contraddizioni. E tra i volti aretini c’è quello di Paolo Ammirati, uno degli avvocati del collegio di parte civile che rappresentava le vittime di quello stadio. In tutto 52 interviste, compresa la testimonianza di chi non c’è più, Otello Lorentini, il padre di Roberto, con lui all’Heysel anche se non tifava Juve. Quella sera costò la vita a 39 persone. Il film prova a rendere loro l’ultimo omaggio: l’omaggio della verità. Fonte: Lanazione.it © 12 ottobre 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

MEMORIA STORICA - Il sito che ricorda il dramma dell'85 allo stadio Heysel

"L’etica è la cura"

di Marco Ortelli

Un sito per non dimenticare. Si chiama Sala della Memoria Heysel www.saladellamemoriaheysel.it ed è stato creato nel 2009 da Domenico Laudadio. Torinese (NdR: barese) tifoso della Juventus, 58enne, ha ancora stampate nella mente le immagini TV della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool del 29 maggio 1985: tifosi disposti dagli organizzatori "sciaguratamente" nella stessa curva, una carica degli hooligans inglesi, vie di fuga inaccessibili: 39 morti e oltre 600 feriti. "Quella sera ero davanti alla televisione, a casa di amici. Un evento drammatico di proporzioni così gigantesche da non poter essere comprensibile nella sua profondità. Io stesso rimasi come ipnotizzato da qualcosa che ho rimosso subito d'istinto". Dopo 24 anni da quella tragedia, perché una Sala Virtuale Multimediale ? "Per due ragioni. Il pentimento di aver esultato anche solo un istante levando un pugno al cielo, incrociando una macchina strombazzante con la bandiera bianconera (non me lo sono mai perdonato). In secondo luogo, davanti al fallimento di una petizione popolare nel 2008 che proponeva alla Juventus Football Club (presidenze Cobolli Gigli-Blanc) una sala museo della Memoria nel nuovo stadio in costruzione a Torino". E dopo 37 anni, come vede la situazione italiana delle "curve" ? "Ci dovrebbero essere canali aperti di dialogo fra gruppi delle curve, società sportive e Federazione. Due vizi capitali lo impediscono: quello delle istituzioni del calcio che non hanno mai voluto legittimare istituzionalmente il riconoscimento di questi gruppi della tifoseria organizzata e quello degli stessi ultras che rivendicano una propria ideologia identitaria dello scontro fisico fra le fazioni anteponendolo all'amore per la propria squadra". Quali gli antidoti alla violenza ? Per Domenico Laudadio occorre partire da lontano. "La violenza è concepita nel momento in cui i genitori iscrivono i bambini alle scuole calcio e li incitano ad un tipo di sport esasperatamente cinico e competitivo. Non si picchiano fra loro soltanto gli ultras, ma anche i genitori nei campetti di periferia. Il "virus" parte da molto lontano. L'etica dell'educazione civico-sportiva è la medicina che lo stroncherà...". (NdR: Domenico Laudadio è anche l'autore e il curatore del Sito Ufficiale dell'Associazione) Fonte: Corriere del Ticino (La Domenica) © 14 Novembre 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

Rabbia per la devastazione nel campo di calcio

 Roberto Lorentini : Il tema oggi in consiglio 

di Enrica Cherici

Una testimonianza di un aretino, appassionato fotografo, che trovando aperto il campo si è affacciato ed è rimasto molto colpito dalla condizione di degrado, abbandono e parziale distruzione della struttura.

Campo da calcio in stato di abbandono. La storia è già tristemente nota. Una struttura del comune di Arezzo lasciata senza gestione e senza una minima manutenzione. Il sito è anche facilmente accessibile visto che in più punti ci sono aperture. Così, con l'occhio attento di un fotografo, il campo viene descritto con foto fatte bene, ma che sbattono in faccia a tutti le condizioni di questo campo che si trova in via Dei Pianeti, nel cuore del popoloso quartiere di Pescaiola ed è intitolato a Roberto Lorentini, il medico aretino tifoso della Juventus che morì tragicamente all'Heysel il 29 maggio del 1985. "Qualche giorno fa mi sono ritrovato per caso a passare da quelle parti ed essendo tutto aperto dal lato del piccolo parco accanto, mi sono affacciato per dare un’occhiata. L’ultima volta che sono entrato era per una bella cena tra amici, diversi anni fa, e volevo vedere da allora come fosse cambiato. Mi sono ritrovato davanti una scena di totale abbandono e parziale devastazione delle strutture e non sapevo decidere se era più la tristezza o la rabbia che sentivo. Proprio cosi, rabbia, perché le strutture sembrano ancora in discrete condizioni (se non ho capito male non è molto che il vecchio gestore è stato sollevato) e anche se con i limiti di chi non conosce le vicende pregresse e le competenze di chi ha lasciato e chi potrebbe/dovrebbe mantenere certe strutture in vita, a priori trovo vergognoso lasciar crescere nuovi "ecomostri" stile Lebole, come non ce ne fossero già abbastanza in città. Possibile non esista modo di recuperarne gli ambienti, che sia per quello per cui è nato, visto che il terreno di gioco ancora è buono, o per creare nuovi spazi pubblici, quello skate park promesso da anni, stanze per associazioni di qualsiasi genere, eventi, circoli o qualunque cosa di buono e utile possa venire in mente da poter ospitare, persino allargare il parco accanto, che sicuramente sarebbe cosa migliore e più sicura di quello che c’è ora. Più aspettiamo e più sarà difficile ridare vita, più aspettiamo, più ci sarà chi distruggerà (rischiando anche di farsi male) o ne prenderà possesso creando ulteriori disagi. Dal recupero si dovrebbe ripartire ridando vita a luoghi come questo, come l’ex mercato ortofrutticolo, il palazzo ex ENEL e come tutto gli altri che ci marciscono intorno". Anche in rispetto della targa che riporta il nome di colui al quale è dedicato il campo di Pescaiola. Il tema è entrato oggi nel dibattito del consiglio comunale con alcune interrogazioni rivolte all'assessore allo sport. Fonte: Arezzonotizie.it © 24 novembre 2022 (Testo © Fotografia) Icone: Pngegg.com ©

 
 

Arezzo, lo stadio di Rigutino dedicato a Giusy

Conti vittima dell'Heysel resta senza gestione

di Luca Serafini

È un bello stadio e il fatto che sia intitolato a Giusy Conti, giovane vittima dell’Heysel (1985), rende questo impianto qualcosa di sacro. Ma la vita sportiva nel rettangolo verde di Rigutino è agli sgoccioli. Il gestore Paolo Polvani alza le braccia dopo che il bando del Comune sembra aver prodotto solo guai e nessuna prospettiva concreta. Messa fuori gioco la vecchia gestione per costi e condizioni improponibili, è stata stoppata la proposta della Sansovino che pure si era fatta avanti, infine si è registrata la retromarcia dell’Arezzo calcio che sembrava interessata. Il risultato di tanta incertezza è che oggi il campo di Rigutino è sottoutilizzato, con la sola squadra del campionato Uisp che qui si allena una volta alla settimana e ci gioca la partita interna ogni due settimane. Polvani tiene aperta la struttura, accesa l’illuminazione e in funzione le docce esclusivamente per la compagine amatoriale, ma la riconsegna delle chiavi è dietro l’angolo. Un pasticcio che forse si poteva evitare. "Per prendere in gestione lo stadio dovevamo ristrutturare le tribune e gli impianti elettrici, un impegno oneroso, da 35 mila euro, e questo ci ha tagliati fuori" spiega Polvani "anche perché ci eravamo dovuti già accollare la rimozione degli abusi precedenti, smantellati a nostre spese, per un importo notevole e senza poter contare più, tra l’altro, su certi spazi come stand e cucine, che ci consentivano di organizzare eventi e cene dai quali ricavare soldi per andare avanti." La società dunque non ha partecipato al bando del Comune, di cui in questo periodo tanto si parla con botta e risposta tra opposizione del Pd in consiglio comunale e amministrazione comunale che difende le scelte con l’assessore Scapecchi.

"Lo stadio di Rigutino rischia l’abbandono come abbiamo visto per altri impianti come il Roberto Lorentini di Arezzo (NdR: intitolato all’altra vittima aretina dell’Heysel); quando un campo non è utilizzato, vissuto, curato, va tutto in malora e ci entrano dentro malintenzionati a portare via ogni cosa. È un peccato perché la struttura è valida, con impianto di illuminazione, vicino al polo scolastico, a due passi dalla Strada regionale 71". L’amarezza è accentuata dal fatto che nei mesi scorsi una soluzione praticabile, che sembrava dare garanzie era arrivata da Monte San Savino. C’era interesse del club arancioblù per poter disporre di questo campo per le attività del settore giovanile. C’erano stati anche contatti e incontri con il Comune ma tutto è svanito, racconta Polvani, nel momento in cui l’amministrazione comunale si è orientata verso una possibile gestione da parte dell’Arezzo, che tra l’altro in zona, al Planet, dispone di una struttura ricettiva di proprietà. La Sansovino così si è fatta da parte, non c’è rimasta bene, ed ha impostato la sua stagione facendo affidamento su altri impianti. Ma il club amaranto dell’Arezzo almeno per ora non ha preso lo stadio di Rigutino. "Ora dispiace vederlo morire" commenta Polvani "nella vicina frazione di Vitiano grazie alla proroga di un anno, la gestione prosegue sul binario precedente ma qui da noi la situazione sembra al capolinea. Ci è stato chiesto di andare avanti per tenere attivo il campo sportivo ma in questa fase con le risorse disponibili siamo alle prese con le pesanti utenze dell’energia elettrica e del gas, mentre le entrate sono ridotte al minimo. Non possiamo andare avanti, lo facciamo per rispetto della squadra che ancora ospitiamo qui ma la situazione è insostenibile". Amarezza da parte di Francesco Conti, fratello di Giuseppina: "Accanto al valore di memoria che lo stadio ha per la mia famiglia, tutta la comunità di Rigutino è penalizzata: la mancata valorizzazione è probabilmente conseguenza di scelte errate, spero che venga trovata una soluzione nell’interesse generale". Fonte: Corrierediarezzo.corr.it © 3 dicembre 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

L'Arezzo: "Gestiremo lo stadio di Rigutino e ci investiamo"

L'assessore: "Soluzione per il Giusy Conti"

di Luca Serafini

C’è l’Arezzo per il campo sportivo Giusy Conti di Rigutino. Ed è una buona notizia. Dopo il bando andato a vuoto e il triste disarmo della struttura, la stessa Società Sportiva Arezzo con un comunicato ha affermato ieri che l’interessamento del club per l’impianto "non è in alcun modo venuto meno". Nel comunicato si legge: "La Società ha anzi provveduto a completare nei giorni scorsi l’iter burocratico previsto dalla normativa vigente, dialogando costantemente con l'Assessorato allo Sport in ogni fase del percorso intrapreso. Già nei prossimi giorni sono attese novità a tal proposito". Il dialogo tra Comune e Cavallino sta per concretizzarsi in un progetto: "Il club amaranto - prosegue la nota - crede infatti che la gestione e l'utilizzo dell’impianto, situato a pochi centinaia di metri dall’hotel dove alloggiano alcuni dei propri calciatori ed è sede dei ritiri della prima squadra, debba essere centro di aggregazione sociale e possa rappresentare senza alcun dubbio un ulteriore passo in avanti nella logistica e nell'organizzazione delle attività, anche giovanili, della Società Sportiva Arezzo". La presa di posizione arriva all’indomani del servizio del Corriere che raccoglieva l’amarezza del vecchio gestore del Giusy Conti, preoccupato per le sorti di una struttura valida ma in questa fase sotto utilizzata dopo il bando andato deserto, che presupponeva una serie di interventi di adeguamento delle strutture per un impegno di spesa di 35 mila euro. L’assessore allo sport Federico Scapecchi (foto), conferma: "E’ in dirittura di arrivo la proposta definitiva da parte della S.S. Arezzo per effettuare i lavori di riqualificazione e la successiva gestione dell'impianto. Mi preme inoltre ripercorrere la storia degli ultimi anni dello Stadio di Rigutino, gestito dalla Virtus Lignano che ringrazio per l'impegno profuso".

Scapecchi afferma: "Chi oggi accusa l'amministrazione comunale (NdR: riferimento alle opposizioni consiliari) di aver estromesso l'associazione sportiva dalla futura gestione dell'impianto a causa del bando di riqualificazione che prevedeva lavori per 35 mila euro dovrebbe studiarsi gli atti, o per lo meno ricordare che la Giunta Fanfani in data 13/06/2014 (delibera n.311) aveva revocato la gestione alla Virtus Lignano. Motivo? La società non aveva inviato il progetto definitivo dei lavori di riqualificazione a proprio carico per 73.800 euro. Quindi 8 anni fa la Virtus Lignano fu cacciata per non aver portato avanti lavori per un importo più che doppio". L’assessore va avanti: "Per fortuna l'anno successivo la Giunta Ghinelli (delibera n.416 del 20/08/2015), riconoscendo la notevole rilevanza sportiva e sociale, riaffidò temporaneamente la gestione dell'impianto alla Virtus Lignano. Tuttavia le gestioni scadute devono essere rinnovate, e l'unica via per farlo è un bando: pubblico, trasparente e aperto a tutti. Decorsi i termini del bando, andato deserto, l'amministrazione comunale può valutare assegnazioni dirette a patto che le condizioni proposte dagli interessati siano equivalenti, o più vantaggiose per la collettività: è proprio quello che sta facendo la S.S. Arezzo, che ha proposto al Comune di farsi carico non solo dei lavori di riqualificazione previsti dal bando ma anche di ulteriori migliorie". L’assessore allo sport Scapecchi assicura quindi che il Giusy Conti non rischia affatto il degrado come il Roberto Lorentini di Pescaiola (altra struttura dedicata alle vittime aretine dell’Heysel": "L'interesse della società, che non ha fatto retromarcia, viste anche le dichiarazioni del Presidente Manzo. Contiamo al più presto di ricevere le ultime integrazioni documentali richieste dagli uffici per poter procedere". Si parla anche di un’area ludica nel contesto del rinnovato campo sportivo di Rigutino. Fonte: Corrierediarezzo.corr.it © 4 dicembre 2022 Icone: Pngegg.com ©

 
 

BRUXELLES

Il sindaco di Codogno omaggia le vittime dell’Heysel

Passerini è in Belgio per l’investitura di Comune Europeo dello Sport

di Laura Gozzini

Il sindaco di Codogno Francesco Passerini oggi a Bruxelles per l’investitura di Comune Europeo dello Sport che si terrà al Parlamento Europeo. Poco fa il primo cittadino ha posato un omaggio alle vittime dell’Heysel allo stadio Re Baldovino, lì dove il 29 maggio 1985 morirono 39 tifosi (di cui 32 italiani) a seguito del crollo di una muraglia, durante la finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool. Entrare allo stadio però non è stato facile. Ci sono volute diverse telefonate e la gentilezza del direttore della struttura, Marc Vlaeminck, perché Passerini, il consigliere delegato allo sport Luigi Bassi e Mario Bianchi, ceo dell’azienda New Wave Italia, potessero varcare i cancelli nonostante la chiusura al pubblico. "Speriamo che questo piccolo gesto della nostra comunità, in questo luogo di grande dolore, possa veramente essere un seme e un auspicio per il futuro, perché quello che è accaduto qua non accada più" ha detto il primo cittadino lasciando il "decalogo dello sportifo" realizzato dai ragazzi delle scuole medie di Codogno, ai piedi della targa commemorativa. Fonte: Ilcittadino.it © 6 dicembre 2022 Video © Fotografia: Francesco Passerini © Tweet: Associazione Familiari Vittime Heysel © Icone: Pngegg.com © Grafica Logo: Gianni Valle (Studio Charivari grafica design) ©

 
   

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