Le due squadre hanno rallentato il
gioco fino a fermarlo per trenta secondi, mentre sul
maxischermo dello stadio "Re Baldovino" scorrevano i
nomi dei 39 tifosi morti nella tragedia di 30 anni fa, e
tutto lo stadio applaudiva.
Oggi al minuto 39’ di Belgio-Italia
la partita verrà interrotta per ricordare le vittime
dell’Heysel. Il giornalista e scrittore Emilio Targia,
autore di "Quella notte all’Heysel", spiega perché
quell’interruzione deve lasciare qualcosa.
"Di partite interrotte ce ne
ricordiamo tante. Per una bislacca invasione di campo,
per una monetina nell’occhio dell’arbitro, per gli
scontri sugli spalti, per una nevicata infernale. Ma
stasera l’interruzione della partita amichevole della
nazionale di calcio di Conte a Bruxelles contro il
Belgio, prevista al minuto 39 del primo tempo, avrà un
sapore diverso. Sarà un fermo-immagine, un attimo
simbolico. Uno dei giocatori azzurri butterà fuori la
palla e fermerà il tempo. E la partita. Proiettandoci
all’indietro di 30 anni. Per ricordare i 39 morti della
strage in quello stesso stadio. Ora si chiama "Re
Baldovino", ma è inutile. Per tutti sarà sempre e solo
lo stadio Heysel. Lo stadio della vergogna. Dove
incapacità, violenza, superficialità e irresponsabilità
pretesero un prezzo altissimo. Oltre a quei morti, i 600
feriti, e un numero immenso di persone segnate per
sempre nell’anima. E’ certamente da apprezzare il fatto
che la Federazione di Tavecchio insieme agli azzurri
abbia deciso di dedicare questa amichevole in terra
belga al ricordo di quella notte sciagurata. Importante
che il presidente dell’associazione dei familiari delle
vittime, Andrea Lorentini, sia presente a Bruxelles. Suo
padre, medico, diede la vita nel tentativo estremo di
salvarne altre, quella sera, all’Heysel. Bello vedere
Giorgio Chiellini con un mazzo di fiori di fronte alla
lapide commemorativa posta dove prima sorgeva il settore
"Z" della curva maledetta. Commovente vedere Buffon
abbassare gli occhi e poi inginocchiarsi, di lato, quasi
di nascosto, come un gesto privato, di fronte a quel
luogo di dolore incancellabile.
Ritorno nello stadio ristrutturato
dopo la tragedia dell'85. Presto sarà demolito. Fiori ed
emozione tra gli azzurri. Buffon: "Questo luogo serva da
insegnamento".
Bruxelles - La meridiana disegnata
da Patrick Rimoux sembra una lancia piantata nel costato
di uno stadio che non vuole ricordare, ma solo
cancellare i ricordi, anzi, annientare se stesso. Sono
serviti vent'anni dalla tragedia dell' Heysel per
inaugurarne, il 29 maggio 2005, un degno memoriale:
trentanove lampadine rosse incastonate nella pietra,
altrettante che fanno luce fioca dal pavimento, a
ricordare le vite sbriciolate nel settore Z. Nessuno
però sostituisce quelle fulminate, un enorme cavo
elettrico rosso giace abbandonato sul pavimento, e sotto
la lapide che elenca 39 nomi in gelido ordine
alfabetico, da Acerra Rocco a Zavaroni Claudio, non c'è
neppure un fiore, ma solo rotoli di manifesti
pubblicitari, dimenticati su una cassetta di legno. Del
vecchio Heysel, battezzato come la collina su cui è
adagiato, resta in piedi l'ingresso principale,
inglobato ora nel manto di mattoni rossi di quest'
impianto ricostruito nel '95 e intitolato a Re
Baldovino, per voltare pagina. All'ingresso dell'ex
settore 2, ci sono gli uffici delle giovanili
dell'Anderlecht e qui Jan Heirreweshe Paul, 71 anni,
barba incolta bianca e tuta sociale, apre la porta ai
cronisti: "Io ero qui, quei giorno. Lavoravo nel Racing,
dovevamo fornire i raccattapalle per la finale: scelsi
22 ragazzini, allora c'era un solo pallone. Eravamo
negli spogliatoi quando abbiamo sentito un tonfo, i
bambini corsero fuori per la curiosità, io li raccolsi e
pensai a metterli in salvo, smistandoli sulle auto dei
genitori che intanto accorrevano disperati. Uno arrivò
che suo figlio era già andato via: furioso, mi sferrò un
pugno, ma il giorno dopo si scusò con una bottiglia di
vino. Gli ultimi bambini li portai a casa mia, abito qui
vicino: mi seguirono tre ragazzi Italiani del Sud,
chiesero di fare una doccia e telefonare a casa, e per
sdebitarsi insistettero a lasciarmi dei soldi, come
regalo a mia figlia, dissero. Tornai allo stadio, negli
spogliatoi tanti Italiani scalzi e col sangue addosso
chiedevano un telefono e un po' d'acqua.
Una toccante cerimonia davanti la
lapide posta nella tristemente famosa curva Z ha aperto
questa sera a Bruxelles la commemorazione della tragedia
dell’Heysel promossa dalla FIGC in accordo con la
Federazione belga in occasione dell’amichevole Belgio -
Italia prevista domani sera nello stadio denominato oggi
"Re Baldovino".
Alla vigilia di questa gara, a 30
anni dalla finale di Coppa dei Campioni che costò la
vita a 39 tifosi per la maggior parte italiani, è stato
reso un commosso omaggio, davanti la lapide che ricorda
perennemente le vittime di quel 29 maggio 1985 alla
presenza della Nazionale italiana al completo guidata
dal CT Antonio Conte, dal Presidente della FIGC Carlo
Tavecchio con il Direttore Generale Michele Uva e la
Responsabile della Commissione federale per
l’integrazione Fiona May, dal consigliere
d’amministrazione della Juventus Paolo Garimberti, da
Mariella Scirea, vedova di Gaetano capitano bianconero
di quella sera, dai rappresentanti dell’Associazione dei
familiari delle vittime dell’Heysel guidati da Andrea
Lorentini e dal Presidente della Federcalcio belga
François De Keersmaecker. Dopo che il capitano della
Nazionale Gigi Buffon e Giorgio Chiellini hanno deposto
un mazzo di fiori sotto la lapide, il Presidente
Tavecchio, con la signora Scirea e Lorentini hanno
simbolicamente ritirato la maglia della Nazionale n.39,
che è stata poi autografata da tutti i calciatori e sarà
esposta al Museo del calcio di Coverciano. "Ricordiamo
oggi - ha commentato il Presidente Tavecchio - una
grande tragedia che non si deve più ripetere. E' un
monito per tutti quelli che trasformano lo sport in
tragedia. E' stata una iniziativa intelligente, perché
non si deve mai più morire di sport. Il calcio è gioia,
è vita. Deve rimanere quello. Siamo qui perché la
memoria di quella tragedia rimanga sempre viva". "L'
immagine di mio marito mentre legge l' appello ai tifosi
quella sera - ha detto Mariella Scirea - è un' immagine
che non mi abbandona mai. E' la prima volta che sono
qui, un fatto che ha segnato tutti noi.
La Nazionale ricorda le vittime
della tragedia di 30 anni fa
Commozione e fiori, l'omaggio
all'Heysel
di Massimo Nerozzi
DALL'INVIATO A BRUXELLES - Anche se
gli hanno cambiato nome, Re Baldovino e non più Heysel,
l'hanno rifatto (malissimo), questo resta uno stadio
orribile. E disturbante, per la memoria di quel 29
maggio 1985, quando diventò la tomba di 39 tifosi, quasi
tutti italiani e bianconeri, morti prima di Juventus -
Liverpool, finale di Coppa Campioni. Schiacciati e
soffocati dalla calca di quel settore Z, sotto i colpi
degli hooligans inglesi rincretiniti dall'alcol, con la
connivenza decisiva della polizia belga e della Uefa,
incapaci di prevedere e provvedere. Prima di giocare,
domani sera contro il Belgio, ieri tutti gli azzurri
hanno reso omaggio alle vittime davanti alla lapide che
ricorda quella notte. In silenzio, soprattutto durante
la camminata di Buffon e Chiellini, mentre andavano a
deporre il mazzo di fiori. C'è chi si fa il segno della
croce, come Bonucci, chi abbassa lo sguardo commosso,
come Conte.
Mariella Scirea all'Heysel: "Gaetano tornò distrutto,
non dormì
per notti intere"
Buffon e Chiellini hanno deposto
fiori nel famigerato settore Z. Stasera al 39' gara
sospesa per un minuto per ricordare le vittime.
INVIATO A BRUXELLES - Tutta la
squadra schierata e una maglia azzurra numero 39,
appoggiata su due mazzi di fiori che Buffon e Chiellini
avevano appena depositato sotto la lapide che, alle
spalle del famigerato settore Z, su un muro dello stadio
Re Baldovino che per tutti sarà sempre l'Heysel, ricorda
la strage di trent'anni fa. Ritirare quella maglia, come
da petizione promossa dall'Associazione familiari delle
vittime del presidente Andrea Lorentini, "è stato un
modo per condividere questa tragedia che è stata
nazionale ed europea e anche far sì che Figc e Procura
federale alzino la guardia su episodi che ancora
offendono la memoria di quei morti". Hanno accompagnato
Lorentini fin sotto la lapide il presidente federale
Tavecchio ("Le barriere da eliminare sono psicologiche,
non semplici pareti degli stadi") e Mariella Scirea
("Finalmente in questo stadio, per la prima volta"), in
rappresentanza della Juventus con Paolo Garimberti,
componente del Cda bianconero.
IL CAPITANO - Suo marito
Gaetano quella sera era il capitano della Juventus "e
quattro anni dopo, quando un'altra tragedia gli fece
raggiungere quei morti, probabilmente ancora non si era
dato pace. Io ero rimasta a Torino, quella notte me la
raccontò la voce di Pizzul: ricordo Gaetano in piedi su
una specie di trespolo spiegare ai tifosi "State calmi,
si giocherà e giocheremo per voi". Ricordo la sua
sensazione di aver vinto una coppa senza aver gioito
davvero, e la espose scendendo dall'aereo solo per
riguardo dei tifosi, ma con il cuore gonfio di dolore.
Forse potevano metterla in bacheca listata a lutto, sì,
ma certe cose o le fai subito o non le fai più, come il
ritiro della maglia di Gaetano. E poi ricordo la sua
consapevolezza che quella partita era stato giusto
giocarla, al di là del fatto che furono costretti a
farlo perché altrimenti la tragedia sarebbe stata più
grave. E lo ricordo soprattutto nei giorni successivi
alla finale: non dormì per diverse notti, tormentato dal
pensiero di quello che si poteva fare perché non
capitasse e di essere stato all'oscuro di tutto. In
campo sapevano di tafferugli, non dei morti, e tanti
tifosi seppero la verità solo arrivati in aeroporto o
addirittura rientrati in Italia".
Nella folta attività internazionale
che terrà impegnato il mondo del calcio anche in
Sudamerica, non sono i motivi tecnici a reclamare
l’attenzione sulle due amichevoli che l’Italia ha in
programma in preparazione alla fase finale del prossimo
Europeo in Francia.
Il presidente federale, commosso,
ha deposto una corona di fiori nei pressi della curva
Zeta e ha ritirato la maglia azzurra n. 39: "Il calcio
deve restare una gioia". Presente anche Mariella Scirea:
"E' la prima volta che torno qui, quante notti insonni
ho vissuto".
BRUXELLES - "Il calcio è gioia, è
vita. Deve rimanere quello. Siamo qui perché la memoria
di quella tragedia rimanga sempre viva". Con le lacrime
agli occhi, al termine di una breve ma toccante
cerimonia, Carlo Tavecchio ha ricordato così, allo
stadio "Re Baldovino", le 39 vittime della tragedia
dell'Heysel. Circondato da tutti gli azzurri, assieme a
Mariella Scirea, Paolo Garimberti e ad Andrea Lorentini,
figlio di una delle vittime, Tavecchio ha deposto una
corona di fiori a ridosso di quella maledetta curva Zeta
accanto alla targa che ricorda quella data tragica,
29/5/85. Le commemorazioni proseguiranno anche venerdì
sera con diverse iniziative previste prima e durante la
partita.
MARIELLA SCIREA: QUANTE NOTTI
INSONNI... - "Abbiamo ricordato e continueremo a
ricordare una grande tragedia che non si deve più
ripetere", sottolinea Carlo Tavecchio che per
l'occasione ha scelto simbolicamente di ritirare la
maglia azzurra numero 39. "E' un monito per tutti quelli
che trasformano lo sport in tragedia. E' stata una
iniziativa intelligente, perché non si deve mai più
morire di sport". "L'immagine di mio marito mentre legge
l'appello ai tifosi quella sera - ha aggiunto Mariella
Scirea - è un'immagine che non mi abbandona mai. E' la
prima volta che sono qui, un fatto che ha segnato tutti
noi. Ricordo ancora le notti insonni nelle settimane
dopo pensando a quello che era accaduto".
LORENTINI: NON SI ABBASSI MAI LA
GUARDIA - Anche Lorentini ha sottolineato che nessuno
dovrà mai scordare quello che è successo a suo padre,
medaglia al valore civile per aver tentato di salvare un
bambino. "Purtroppo quella stessa cultura di violenza,
certi cori, esiste ancora nei nostri stadi. E'
importante non abbassare la guardia". Questo stadio,
erede dell'Heysel, presto sarà abbattuto. Per
ricostruirne un altro poco lontano. Le autorità belghe
hanno assicurato che metteranno una targa per ricordare
la tragedia. "Vigileremo - conclude Garimberti - come
italiani, ma anche al livello diplomatico e federale che
ciò accada".
La Juventus con la Nazionale per
ricordare l'Heysel
Nell’anno del trentesimo
anniversario della tragedia dello stadio di Bruxelles,
Paolo Garimberti e Mariella Scirea prenderanno parte
alle iniziative indette dalla FIGC per commemorare le 39
vittime innocenti in occasione di Belgio-Italia.
Heysel, l'Italia ritira la maglia
39 in memoria delle vittime
All'arrivo a Bruxelles, il 12
novembre, per l'amichevole con il Belgio, i vertici di
Figc e della Juventus, insieme con i rappresentanti
dell'Associazione dei familiari delle vittime,
deporranno un mazzo di fuori davanti alla lapide nella
curva Z che ricorda la tragedia.