Un Padre e un Figlio
La lettera di un tifoso che
incontrò Otello il 29.05.1985 a Bruxelles inviata a suo
nipote Andrea, all’epoca bambino, oggi il presidente
dell’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel,
rifondata alla morte del nonno nel 2015.
"Ciao, mi chiamo Paolo Levanti e
abito a Pavullo nel Frignano in provincia di Modena, non mi
conosci e forse ti stupirai di ricevere questa mail in
merito ad una tragedia avvenuta nel 1985 della quale ti
spiegherò il motivo. Ero presente all’Heysel come Presidente
del club con una comitiva di 28 tifosi e dopo il massacro
avvenuto allo stadio, non riuscendo a trovare uno dei
componenti, non sono rientrato allo stadio cominciando a
cercare l’amico scomparso. Con il cortese aiuto di due
ragazze di Bruxelles, con la loro auto, ho girato tutti gli
ospedali nei quali avevano portato i feriti per terminare
questa via Crucis nella caserma militare dove avevano
portato le persone decedute. È stato in quel triste posto
che ho conosciuto tuo nonno con il quale abbiamo scambiato,
in una atmosfera che ti lascio immaginare, frasi che misero
in evidenza la sofferenza di tuo nonno. Una frase mi ha
colpito in modo profondo che mi ha accompagnato
quotidianamente per un anno e ancora oggi mi risuona nella
mente… Mi disse: "Vedi, ho voluto fare un regalo a mio
figlio per la sua prossima attività di medico e l’ho portato
a morire" e questa frase mi colpì in modo particolare, oltre
al tono di voce sussurrato quasi non volesse disturbare suo
figlio, perché la sera prima di partire convinsi con fatica
mia figlia di 10 anni a non venire, rinunciando al
biglietto, in quanto non ero tranquillo di quel settore. Da
quel ritorno ho volutamente cercato di dimenticare quella
triste serata per questo non ho mai voluto partecipare a
nessun evento che me la facesse tornare in mente, ma oggi mi
farebbe enormemente felice sapere come sta tuo nonno, una
roccia per quel poco che l’ho conosciuto, e gli porgessi i
miei doverosi omaggi e saluti. Ti ringrazio per la cortesia".
Paolo Levanti
©
Fonte:
Associazionefamiliarivittimeheysel.it
©
6 ottobre 2022
Fotografia: Curvafiladelfia.wordpress.com
©
 |
|
Caro Otello…
di Francesco Caremani
Caro Otello chissà se vedi, ma qui
è tutto un chiacchierare dell'Uefa e di come in una finale rigiocata
il 29 di maggio non abbia pensato a un ricordo per la strage
dell'Heysel e per i nostri 39 morti. Come se tutti questi 36
anni di rimozione collettiva e istituzionale, italiana ed europea,
di una Storia non condivisa, non fossero mai passati. Come se
portare avanti il ricordo di quello che era accaduto non fosse
stato difficile e, addirittura, pericoloso: io e te da soli,
era il 2003, non c'era altro, in quel momento non c'era alcun
altro; sono arrivati tutti dopo. Lo so Otello è antipatico autocitarsi,
ma ricordo ancora la tua determinazione a mettere sempre i puntini
sulle i di questa storia, la tua più di chiunque altro. Ho letto
firme eccelse scrivere sciocchezze e inesattezze solo per fare
un post sull'Heysel, peccato: era meglio il silenzio, quello
che quasi tutti hanno scelto in 36 anni, voltandoci spesso le
spalle. L'eredità che mi/ci hai lasciato è pesante, ma è nel
contempo responsabilità e orgoglio. Quello che proveresti nel
guardare Andrea Lorentini che porta avanti la memoria e la dignità
dei familiari delle vittime, con la tua stessa fermezza, con
la tua identica costanza. So che non hai mai perdonato e io
con te, perché per perdonare bisogna dimenticare, quello che
hanno cercato di fare quasi tutti, quello che noi non abbiamo
fatto mai.
Fonte: Facebook
© 29 maggio 2021
Fotografia: Jean-Philippe Leclaire
©
 |
|
Scritta da Francesco Caremani.
Il suo esempio al fianco di Bartali e Mandela
La storia di Otello Lorentini
tra "I Giusti dello sport"
In un ebook il racconto della
battaglia di giustizia per le vittime dell'Heysel
La
storia di Otello Lorentini tra quelle dei "Giusti dello sport",
un ebook che propone un viaggio tra tanti racconti dalla Shoah
all'attualità, attraverso le vicende di quaranta atleti e personalità
di tutto il mondo che hanno vissuto battaglie di giustizia e
di difesa dei diritti umani in ambito sportivo. Tra gli esempi
contenuti nell'ebook, al fianco di campioni quali Gino Bartali
o di figure storiche quali Nelson Mandela, è narrato anche quello
di Otello Lorentini di cui il giornalista Francesco Caremani
ha raccontato l'impegno orientato alla giustizia e alla memoria
della tragedia dell'Heysel. Il libro è scaricabile gratuitamente
dal sito della onlus Gariwo che, con questo progetto, ha dato
seguito ad un ventennale operato volto all'approfondimento e
alla conoscenza delle storie di quegli uomini e di quelle donne
che si sono battuti e che si battono in difesa della dignità
umana. La redazione dei "Giusti dello sport" ha fatto affidamento
sulla collaborazione di alcune delle migliori penne del giornalismo
italiano, quali Gianni Mura e Darwin Pastorin. Una storia è
stata raccontata anche dal giornalista e scrittore aretino Francesco Caremani, promotore della candidatura di Lorentini tra i Giusti
raccolti nel libro e che ne ha raccontato i quasi trent'anni
di battaglie per ottenere giustizia dopo la tragedia del 1985.
Un impegno di anni, quello di Lorentini nel ricordo delle trentanove
vittime dell'Heysel: tra loro c'era anche il figlio Roberto.
L'Associazione tra le Famiglie delle Vittime di Bruxelles, da
lui fondata, ha rappresentato uno strumento per mantenere viva
la memoria. Con questa pubblicazione, Caremani ha dato seguito
ai suoi lavori e ai suoi studi svolti su questo delicato argomento
a partire dalla pubblicazione del libro "Heysel. La verità di
una strage annunciata", mentre Lorentini è stato ulteriormente
riconosciuto tra gli esempi di coloro che hanno agito con coraggio
e controcorrente per promuovere una cultura della pace e un'idea
di un mondo più equo. "Quando si parla di Heysel, di giustizia,
di memoria per quella strage", scrive Caremani nel libro, "non
dobbiamo mai dimenticare che Otello Lorentini c'è stato prima
di tutti, quando tutti non c'erano. E senza di lui, per quei
trentanove morti, per le famiglie delle trentadue vittime italiane,
non ci sarebbe stata né giustizia né, tantomeno, memoria. Questo
è stato".
Fonte: La Nazione
© 19 luglio 2020
Fotografie: Lanazione.it
© Gazzetta di Reggio
|
 |
|
La storia di Otello Lorentini
nell’e-book "I Giusti dello sport"
L’impegno dell’aretino è stato
raccontato in un libro dedicato alle battaglie di giustizia
nello sport. La penna di Francesco Caremani ha tracciato il
ritratto coraggioso e controcorrente di Lorentini.
La storia di Otello Lorentini raccontata
nell’e-book "I Giusti dello sport". Questo libro propone un
viaggio tra tanti racconti positivi dalla Shoah all’attualità
attraverso la raccolta delle vicende di quaranta atleti e personalità
di tutto il mondo che hanno vissuto battaglie di giustizia e
di difesa dei diritti umani in ambito sportivo. Tra gli esempi
contenuti nell’e-book, al fianco di campioni quali Gino Bartali
o di figure storiche quali Nelson Mandela, è rientrato anche
l’aretino Lorentini di cui il giornalista Francesco Caremani
ha narrato l’impegno orientato alla giustizia e alla memoria
delle vittime dell’Heysel. Il libro è scaricabile gratuitamente
dal sito della onlus Gariwo che, con questo progetto, ha dato
seguito ad un ventennale operato volto all’approfondimento e
alla conoscenza delle storie di quegli uomini e di quelle donne
che si sono battuti e che si battono in difesa della dignità
umana". La redazione de "I Giusti dello sport" ha fatto affidamento
sulla collaborazione di alcune delle migliori penne del giornalismo
sportivo italiano, quali Gianni Mura o Darwin Pastorin. Una
storia è stata raccontata anche dal giornalista e scrittore
aretino Caremani che è stato promotore della candidatura di
Lorentini tra i Giusti raccolti nel libro e che ne ha raccontato
i quasi trent’anni di battaglie per ottenere giustizia in seguito
ai tragici fatti avvenuti nel 1985 in occasione della finale
di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool dove persero
la vita trentanove persone (tra cui anche suo figlio Roberto).
Lo strumento per riuscire in questa missione è l’Associazione
tra le Famiglie delle Vittime di Bruxelles che, da lui fondata,
ha rappresentato uno strumento per mantenere viva la memoria
di una notte che ha segnato indelebilmente la storia del calcio
europeo. Con questa pubblicazione, Caremani ha dato seguito
ai suoi lavori e ai suoi studi svolti su questo delicato argomento
a partire dalla pubblicazione del libro "Heysel. La verità di
una strage annunciata", mentre Lorentini è stato ulteriormente
riconosciuto tra gli esempi di coloro che hanno agito con coraggio
e controcorrente per promuovere una cultura della pace e un’idea
di un mondo più equo. "Quando si parla di Heysel, di giustizia,
di memoria per quella strage", scrive Caremani nel libro, "non
dobbiamo mai dimenticare che Otello Lorentini c’è stato prima
di tutti, quando tutti non c’erano. E senza di lui, per quei
trentanove morti, per le famiglie delle trentadue vittime italiane,
non ci sarebbe stata né giustizia né, tantomeno, memoria. Questo
è stato".
Fonte: Arezzonotizie.it
© 17 luglio 2020
 |
|
 |
GRAZIE OTELLO
di Francesco Caremani
È morto di maggio Otello, come il suo
Roberto, come altri trentotto insieme a lui, nella notte che
ha cambiato per sempre il calcio mondiale. È morto tra le braccia
di suo nipote Stefano, a 89 anni, l’uomo che, insieme all’avvocato
italobelga Daniel Vedovatto, ha sconfitto l’Uefa (sentenza storica
che ha fatto giurisprudenza) nelle vesti di presidente dell’"Associazione
tra le famiglie delle vittime di Bruxelles", dove il 29 maggio
1985, allo stadio Heysel, prima della finale di Coppa dei Campioni
Juventus-Liverpool morirono 39 persone, di cui 32 italiani,
per colpa degli hooligans inglesi, delle autorità politiche
e sportive belghe e dell’Uefa. È morto nel giorno del compleanno
del nipote Andrea per una crisi cardiaca che è stata fatale,
viste le sue condizioni di salute. Stefano e Andrea, i due nipoti
orfani che lui ha cresciuto come un padre. Otello, infatti,
all’Heysel perse l’unico figlio Roberto, medico di 31 anni medaglia
d’argento al valor civile per essere morto tentando di salvare
un connazionale,
molto probabilmente la vittima più piccola: l’undicenne Andrea
Casula. Da quel momento, come ha scritto in un comunicato il
Comune di Arezzo, esprimendo il proprio cordoglio per la scomparsa
di un grande aretino, ha trasformato il proprio dolore in battaglia
civile. Prima creando l’Associazione, poi citando l’Uefa direttamente
nel processo quando in primo grado in Belgio erano stati tutti
assolti, infine sconfiggendola e rendendola responsabile delle
manifestazioni che organizzava e organizza. Tutto questo perché
non si dava pace e perché non poteva accettare di avere perso
un figlio per una partita di calcio. Otello, oltretutto, era
tifoso della Fiorentina, ma andava sempre con Roberto a vedere
la Juventus nelle finali di coppa per amore verso il figlio
e per il gusto del viaggio. Dall’ultimo è tornato solo, ma con
dentro tanta di quella forza e dignità che hanno prevalso sul
dolore, riuscendo anche a stracciare quel velo di omertà che
in Italia e in Europa, dalla Figc alla Lega, dalla Juventus
(molto meno in questi ultimi anni, per merito di Andrea Agnelli) all’Uefa, ha sempre tentato di far dimenticare quello che era
accaduto all’Heysel il 29 maggio 1985. Per merito di Otello
Lorentini oggi quella data viene continuamente ricordata e reso
omaggio ai 39 morti che grazie a questo piccolo, grande, uomo
hanno ottenuto giustizia e la dignità di una memoria compiuta.
Non lo dimenticate mai, perché ognuno di noi, qualunque sia
la sua fede calcistica, deve almeno un pensiero a Otello.
Fonte: Facebook
(Pagina Autore)
© 11 maggio 2014
Fotografie: Saladellamemoriaheysel.it
©
 |
|
 |
Fiore di Maggio
"A
volte il destino sa mischiare il dolce con l'amaro. Te ne sei
andato proprio il giorno del mio compleanno, Mi hai preso per
mano bambino, mi lasci uomo. Un faro, una luce in questi 32
anni. Mi hai insegnato che nella vita ci sono le cose facili
e quelle giuste. E bisogna sempre stare dalla parte delle seconde.
Sei stato quel padre che la follia umana mi ha strappato troppo
presto. Da oggi lotterò con ancora più determinazione per portare
avanti i valori per i quali hai speso la tua esistenza da quel
maledetto 29 maggio. Sei un orgoglio per la nostra famiglia
e per la città di Arezzo. Buon viaggio Lello. Salutami il babbo
e la nonna". Andrea Lorentini, 11.05.2014 (Presidente "Associazione fra i
familiari delle vittime dell'Heysel" dal 2015)
Il padre di tutte le battaglie
"Lui
è stato il padre di tutte le vittime, il padre di tutte le
battaglie in tribunale contro l’UEFA... e contro i silenzi e
l'ignoranza... Il padre di tutti quei tifosi che nel corso
del tempo si sono avvicinati alla tragedia, hanno capito
quello che è stato e dopo anni di silenzi… hanno iniziato ad
alzare la voce, insieme a lui. Di lui ricorderò sempre la
sua forza, la sua saggezza e i suoi occhi color mare nel
quale ti ci perdevi. Un grande Uomo... che è andato ad
arricchire il paradiso di umanità, ma nello stesso tempo, ha
svuotato il mondo di un'anima speciale. Che riposi in pace
insieme a Roberto e agli altri Angeli dell’Heysel".
Annamaria Licata, 11.05.2014
(Socia benemerita "Associazione
fra i familiari delle vittime dell'Heysel")

IL FONDATORE:
Otello Lorentini
 |
|
|